Alla scoperta di Agromonte, il paese degli indovinelli

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“Sačč na cosa cusella, jé fin è tanta bella”. E’ questo l’incipit delle “Cose cuselle”, i vecchi indovinelli in dialetto lucano, divenuti protagonisti della rinascita turistica di un borgo, sospeso tra Parco del Pollino, Lagonegrese ed Alta Valle del Sinni, che ha davvero tanta storia da raccontare.

E’ stato l’impulso di numerosi giovani del Paese, riuniti nella “pro loco” locale, a far sì che gli antichi indovinelli in dialetto divenissero un vero e proprio biglietto da visita per Agromonte Magnano, frazione di Latronico (insieme alla vicinissima e “gemella” Agromonte Mileo), cittadina conosciutissima per i suoi impianti termali che da sempre ospitano visitatori provenienti un po’ da tutta l’Italia del Sud.

Conservate nelle memorie dei nostri nonni e tramandate oralmente nel corso dei decenni, le “Cose Cuselle” sono indovinelli, “fatterelli” e scioglilingua in dialetto arrivati fino a noi. La Pro Loco Latronico, dopo averle recuperate e trascritte, ha deciso di abbellire le facciate della piccola cittadina lucana realizzando con esse dei quadri in ceramica.

Il 17 gennaio 2021, vale a dire poco più di un anno e mezzo fa, nella Giornata Nazionale del Dialetto, è stato affisso il primo indovinello disegnato su ceramica, con una cornice non affatto casuale che riprende le greche che decoravano le case più antiche del paese, al momento in parte disabitate, in parte in corso di recupero.

Già, perchè l’ospitalità è da sempre stata uno dei fiori all’occhiello per la Lucania, e in generale per tutti quei territori che facevano parte dell’antica Magna Grecia, o ancora di antica derivazione italica. E Agromonte, quasi equidistante da Tirreno e Jonio, sa esserlo, pur conservando tutte le caratteristiche di un piccolo e antico borgo montano.

Tanto che un docente salernitano di arte, Cosimo Budetta, dopo aver lavorato qui per tutta la vita, lo scelse come “buen retiro”, in cui spostò un veero e proprio laboratorio artistico, dedicandosi alla pittura e ad altre sue numerose creazioni, che si possono trovare esposte in giro per il ridente paesino.

A volte, come nel caso della “Locanda Rurale San Nicola” (sita in territorio comunale di Episcopia ma a due passi dal paese degli indovinelli, ndr), i quadri dell’artista salernitano fanno da corollario al ristorante, rendendo ancora più piacevole la degustazione di piatti tipici davvero da non perdere. Che, complice la frescura di questo scorcio di estate particolarmente perturbato, si fanno apprezzare ancor di più.

E così, davvero da non perdere sono i salumi ed i formaggi locali, dalle soppressate all’antico canestrato del Pollino, un formaggio pecorino a pasta dura, con latte di pecora e capra. Da non perdere quelli della Fattoria Biologica del Pollino. E poi, in questo rapidissimo richiamo alla cucina agromontana (da non trascurare perchè la simbiosi tra cultura popolare e cibo in realtà come queste è unica e inscindibile, ndr), come dimenticare alcuni primi piatti, tra cui troviamo: Lagane e Fagioli (pasta fatta in casa e fagioli), Raskatielle ka Muddica (fusilli con la mollica del pane) oppure con un ragù “alla lucana” (con carne di maiale e pancetta stagionata). Tra i secondi piatti, c’è senz’altro da non perdere la “Coria e fagioli” (Cotica e fagioli), gli “Gliommaridd” (budelline di agnello avvolte a gomitolo), il “Soffritto” (frattaglie di maiale sfritte al sugo), e la Zafaran cruske (peperoni secchi fritti).

Altre pietanze tipiche sono: il Cannaricolo, preparato principalmente nel periodo di Carnevale, la ‘nnuglia, tipica del periodo invernale principalmente del mese di Gennaio (il mese in cui “s’accidë u’purchë”), la cucciva (zuppa tipica di Capodanno), cucuzze e patane (zucca e patate), u’ zifte (spezia tipica al peperone), la marmellata di rosa canina, il castagnaccio (crema di castagne), il sanguinaccio (dolce fatto in massima parte – e a livello esclusivamente domestico – di sangue di maiale con aggiunta di cioccolato, proprio come accadeva una volta), i fichi secchi ripieni con noci. E come dimenticare, poi, la coltura del cece “ribelle” che pure rappresenta un altro “unicum” per l’enogastronomia del posto.

Per i palati più ricercati, non mancano, poi dolci frutto di invenzioni relativamente più recenti, come la crostata con melanzana rossa dop di Rotonda (che, del resto, è a un tiro di schioppo da qui), ricotta e cioccolato. Tutti questi prodotti sono stati i protagonisti della Sagra dei Sapori Tipici Lucani, che si è tenuta qui pochi giorni fa, vale a dire il 6 ed il 7 Agosto. Per l’occasione, durante la sagra si tiene lo srotolamento per le vie del paese della salsiccia realizzata artigianalmente dal salumificio locale “Agrocarne”, tra le più lunghe al mondo: quella realizzata quest’anno ha raggiunto la lunghezza di ben 191 metri. Un programma a cui si è aggiunto, anche, un ricco programma musicale, dal concerto di Vinicio Capossela in programma per il 12 Agosto a quello di Nicola Piovani, il 28, nel parco delle Terme. Alla pagina web della proloco (https://www.prolocolatronico.com/) sono disponibili maggiori informazioni. 

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