Anche Cetara ottiene il marchio De.Co.

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di Cinzia Forcellino

Altro punto messo a segno dall’amministrazione Della Monica per la valorizzazione del territorio: Cetara ottiene il riconoscimento De.Co., le Denominazioni Comunali istituite in seguito alla legge nº 142 dell’8 giugno 1990, che “consente ai Comuni la facoltà di disciplinare, nell’ambito dei principi sul decentramento amministrativo, in materia di valorizzazione delle attività agroalimentari tradizionali”. Ad oggi i comuni che hanno ottenuto tale riconoscimento sono poco più di sessanta spalmati in tutta Italia.

La richiesta del paesino era stata avviata nel 2018, in seguito a un convegno “Dal pescato alla tavola: sostenibilità, qualità e sicurezza del consumatore. Le alici e la colatura di Cetara” quando lo stesso Della Monica aveva affermato di puntare sul riconoscimento della denominazione comunale, quale strumento di tutela e valorizzazione delle alici, dei pescatori, delle aziende e della stessa comunità.

La De.Co., insomma, non è altro che la registrazione del marchio che il comune può aggiungere a un prodotto locale e, nel caso specifico, un altro colpo andato a segno dal primo cittadino e dalla sua giunta comunale dato che, nei cinque anni di mandato, hanno ottenuto pregevoli risultati per il borgo di Cetara. Difatti, se già l’ottenimento della DOP per il prodotto più conosciuto e più amato del piccolo borgo costiero (la colatura, ovviamente) non fosse bastato a livello europeo, l’attestazione di fiducia verso il paesino questa volta arriva dal Ministero dello Sviluppo Economico. Come riportato anche dai canali social dell’ente comunale, a firma del sindaco Della Monica, tale denominazione non rappresenta «alcuna sovrapposizione con le denominazioni d’origine vigenti». In pratica, la denominazione comunale pone l’accento su prodotti già di alta qualità, garantendone e dimostrandone l’origine locale, la sua composizione e – inoltre, cosa non del tutto scontata – garantendo gli ingredienti. Una filiale agroalimentare, in breve, che ha traccia di tutto ciò che concerne il prodotto e che serve a garantire sia i produttori del territorio sia i consumatori. Un’azione strategica da poter leggere anche in chiave di marketing territoriale e di sviluppo e rinascita del territorio, soprattutto dopo la grande pandemia che dallo scorso anno sta colpendo la Costa d’Amalfi e la stessa Cetara. Il paesino, infatti, punta molto sulla tradizione e sul marketing esperienziale, come testimoniano le “Notti azzurre” del programma estivo e – ancora più nello specifico – la famosa e tradizionale “Notte delle lampare”.

«Speriamo vivamente che questa situazione venga quanto prima a terminare e che dia la possibilità ai territori come Cetara di rinascere e di risollevarsi. Quando un paese che vive di turismo, in particolar modo durante il periodo estivo, è costretto a bloccare l’afflusso dei visitatori e a sospendere tutte le attività ricreative e culturali, allora vuol dire che qualcosa è andato storto. Non è semplice, né lo è stato la scorsa estate, limitare tutti gli esercizi ristorativi e non che attendono la stagione estiva per poter lavorare e respirare a pieni polmoni. È stato un anno ancora più difficile per loro poiché hanno subito anche le successive restrizioni a causa del numero dei positivi» ha dichiarato il primo cittadino.

Dunque, un buon proposito e un auspicio di buona fortuna con l’ottenimento delle De.Co. le quali, a dirla tutta, riguardano non soltanto la tutela di un prodotto tipico, ma anche di un prodotto dell’artigianato alimentare o un prodotto dell’artigianato locale; di attività educative, formative, sportive e culturali (come ad esempio una festa legata alla tradizione di un piatto o di un prodotto) e con una certa storicità legata alla comunità. Il marchio può essere utilizzato, infine, anche per i prodotti agricoli, orticoli e forestali; granaglie e sementi allo stato grezzo e non trasformati; frutta e ortaggi freschi; piante e fiori naturali; animali vivi; alimenti per gli animali; malto. Per i prodotti dell’agricoltura (quali caffè, tè, cacao e i surrogati degli stessi); riso, tapioca e sago; farine e preparati fatti di cereali, pane, pasticceria e confetteria; gelati; zucchero, miele, sciroppo di melassa; lievito, polvere per fare lievitare; sale, senape; aceto, salse (condimenti); spezie; ghiaccio; per le carni, pesci, pollame e selvaggina; estratti di carne; frutta e ortaggi conservati (congelati, essiccati e cotti); gelatine, marmellate, composte; uova, latte e prodotti derivati dal latte; oli e grassi commestibili e, infine, per le bevande alcoliche con esclusione delle birre.

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