Chiude la ‘Fabbrica’ di Lettieri “Imprenditori cresciuti con i favori della politica”

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di Andrea De Simone

Era il 25 ottobre del 2018 quando Comune, Associazione Industriali e Regione tagliano il nastro con i loro rappresentanti e rendono omaggio alla famiglia napoletana che avrebbe investito “40 milioni di euro, ma anche tanto impegno, energie e sinergie di lavoro tra professionisti che hanno reso possibile un’idea che, due anni fa era solo sulla carta – come dichiara il
patron – ora ci godiamo questo risultato, che dà alla città di Salerno servizi innovativi tra shopping, benessere ed intrattenimento, nella scia dei grandi centri all’avanguardia che ho avuto la possibilità di visitare in giro per il mondo”.

Il Presidente degli Industriali ricorda che si tratta di “un luogo di imprese, non una sola impresa. Qui c’è un capitano coraggioso. Questa è la vera risposta per contrastare il commercio elettronico”. Per il Sindaco “sarà un luogo privilegiato, un’area di grandi prospettive dove crescerà la città del futuro”. La Regione con il suo massimo responsabile che, come sempre, è un fiume in piena: ”Questa è aria di sviluppo, il futuro della città. C’è economia, c’è svago in mezzo a tanti mq di verde. Complimenti all’imprenditore che ha avuto il coraggio di investire. Magari adesso può dedicarsi al Palasport….”.

“Immaginate se avessero messo le mani sul calcio cittadino come qualcuno aveva prospettato – mi ha detto un lavoratore che ho incontrato nei giorni passati – ci sarebbe stato lo stesso risultato che vedete oggi”.

Da parlamentare della Repubblica mi sono occupato della fortunata famiglia napoletana che è riuscita ad ottenere capannoni e suoli delle vecchie Cotoniere nel salernitano con un piano industriale finalizzato alla difesa e sviluppo dell’occupazione e, una volta ottenuto il risultato, ha chiesto la cassa integrazione per i lavoratori, la vendita di Angri e Nocera,la variante per realizzare un centro commerciale a Fratte.

“…i mega centri hanno sostituito fabbriche produttive – ho scritto in Ritratto d’amore per Salerno e per la politica- Lì dove c’era un luogo di lavoro, la cultura operaia è sorto un centro commerciale che sarà costretto a lasciare il passo alla prossima attività vicina che purtroppo andrà nella stessa direzione per mancanza di una visione, diventando concorrente e impoverendo la stessa. I megastore sono stati la fortuna di pochi, i soliti noti. Sono stati realizzati, in alcuni casi, su suoli ottenuti gratuitamente, in cambio di piani di rilancio produttivo e di sviluppo dell’occupazione mai rispettati. I vecchi lavoratori sono stati accompagnati alla pensione grazie agli ammortizzatori sociali a carico dello Stato e sui suoli liberi sono state realizzate megastrutture senza anima. A Fratte è nato un mostro che ha bloccato lo sviluppo della città diffusa e una seria pianificazione tra città capoluogo, comuni valle dell’Irno e Università. Quel mostro ha offeso la storia. In epoca borbonica, tra Fratte e Pellezzano, si era sviluppata l’industria tessile: nel 1860 Salerno vantava le uniche industrie tessili del Meridione, con un numero di telai e di addetti superiore a quello delle province venete prese complessivamente. Questa storia è stata cancellata da imprenditori che non hanno rischiato, sono cresciuti con i favori dalla politica, con il sostegno di personaggi di destra a Napoli e semmai di centro in Irpinia e di sinistra da noi. Questo ha trasformato la città, gli usi, i costumi. Anche il piccolo commercio ha subito un profondo mutamento….”

“Bisognava svoltare -continuo- e lo slogan che convinse tantissimi salernitani agli inizi degli anni ‘90 a sostenere l’operazione di riscatto di tutti contro i pochi fu: Arricchitevi.

Ma quale è stata la ricchezza per la città? La realtà di oggi è fatta di poche famiglie che hanno sostituito le poche famiglie che detenevano le chiavi della città nel passato. Sono cambiati solo i nomi ed i cognomi, ma la musica è sempre la stessa. A differenza del passato però, sempre di meno sono le famiglie salernitane. Siamo stati colonizzati. Sono state spalancate le porte all’assalto delle odiate città confinanti, con imprenditori senza scrupoli che hanno conquistato settori vitali dell’economia salernitana. I salernitani arricchiti sono i giovani sottopagati che portano il caffè ai tavoli, preparano panini con patatine nei pub, lavorano come commessi in negozi che cambiano nome, modificano ragione commerciale dalla sera alla mattina. La ricchezza non parla salernitano. Il lavoro nero sì…”.

E con la vicenda del centro La Fabbrica sono salernitani i licenziamenti, la perdita di un unico reddito per tante famiglie. Sono vicino ai lavoratori della Fabbrica ed ai loro sindacati. I protagonisti della giornata del 25 ottobre 2018,invece, che dicono? Già quelli dei capitani coraggiosi, delle aree di grandi prospettive, del futuro della città?
Che tristezza.

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