Clubhouse: la nuova app sbarca in Italia

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Una nuova app, creata da Paul Davison e Rohan Seth, sta dettando legge in fatto di tendenze on line. Stanze tematiche, a cui si può accedere solo su invito, sono il punto d’incontro di tanti utenti che, anche in Italia da inizio gennaio, hanno scoperto il fantastico mondo di Clubhouse. Anche se è ancora in fase di sperimentazione e disponibile solo per IOS, questa sorta di radio social, in cui la sola voce è protagonista indiscussa, è oggi al secondo posto tra le applicazioni più scaricate su App Store.
Clubhouse sembra essere il prossimo unicorno della Silicon Valley: la nuova startup del momento, il nuovo fenomeno social, dove è possibile trattare diverse tematiche, incontrare gente, raccontare storie, approfondire idee.
Insomma Clubhouse è davvero diverso rispetto agli altri “concorrenti”. Niente foto,niente post, niente video.I ritmi sono inevitabilmente più lenti. Non ci si basa sui like ma sull’ascolto e sulla comprensione.
“Ho scaricato questa app per lavoro. Da quel momento quello che sembrava un nuovo passatempo è diventato per me una realtà che mi vede occupata molto spesso durante la giornata”. Comincia così il racconto di Rossella Pisaturo speaker e giornalista ebolitana, tra le pioniere di Clubhouse in Italia. “Ho creato una room Chiacchieriamo che ha destato da subito un grande interesse. In poche settimane ho raggiunto, con grande stupore, circa 19.000 followers. Credo che la ragione di tutta questa risonanza sia legata al mio eclettismo: c’è chi mi  identifica come digital marketer, chi come speaker. Il segreto di Clubhouse è saper creare contenuti interessanti ed originali“.
Un app esclusiva, un sorta di circolo elitario, che non ha bisogno di particolari sovrastrutture. Non ci sono filtri ma solo l’autenticità della propria voce.
Internet è da sempre più visivo che audio, ma con questa nuova app il paradigma cambia. Un social network nuovo, basato, si spera, su contenuti sempre più stimolanti.
Siamo forse di fronte ad una nuova frontiera del mondo social, dove la sostanza prende il posto dell’apparenza. Riuscirà clubhouse a mantenere, nel tempo, la propria “identità” di nicchia?

Rossella Graziuso

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