Dal centro di accoglienza al rettangolo di gioco

di Matteo Maiorano

«Sembra di giocare in serie A». Un progetto partito un po’ in sordina quello della Engel Bellizzi, la quale ha deciso di puntare lo scorso anno sui tanti ragazzi stranieri, con l’obiettivo esclusivo di divertirsi e far divertire il pubblico bellizzese.

La parola d’ordine è integrazione: «Il nostro prima ancora che un progetto sportivo è un piano d’integrazione. I nostri investimenti puntano all’aggregazione di ragazzi lasciati un po’ ai margini per evidenti motivi linguistici e difficoltà comunicative».

Arturo Nicolino, dirigente dell’Engel Bellizzi, illustra il progetto del sodalizio: «Tutto è nato grazie alla collaborazione fattiva di Alfonso Portanova, il quale gestisce un centro per di accoglienza nella vicina Olevano: probabilmente senza di lui non avremmo messo su la società. Volevamo far qualcosa che andasse al di là del semplice dar calci ad un pallone».

Coinvolgere i ragazzi è stato semplice: «Il calcio è una passione che accomuna tutti a qualsiasi latitudine, tutti amano questo sport, indipendentemente dalla bravura individuale. Abbiamo iniziato con gli allenamenti e posso assicurare che i giovani non vedevano l’ora di potersi esercitare: per loro terza categoria o serie A non fa differenza. Loro erano abituati a giocare in campi diversi da questi – sottolinea Arturo Nicolino – in Africa le strutture latitano o sono carenti sotto tanti aspetti».

Oggi la squadra gioca presso il “Nuova Primavera”: «E’ un impianto all’avanguardia che può ospitare fino a 500 persone. Il campo è in erba sintetica, è un piacere giocare qui». Comunicare inizialmente non è stato semplice: «Hanno avuto difficoltà dal punto di vista linguistico, quando il mister parlava cercava di farlo piano e sfruttare la gestualità per farsi capire, ma è grazie all’aiuto del mediatore culturale se i ragazzi sono riusciti ad esprimersi al meglio sul campo, a recepire le parole del tecnico». I ragazzi oggi sono felicissimi: «Vivono questa sfida come un’opportunità».

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