ECCO A VOI LA GIUSTIZIA VIRTUALE

Di Avvocato Massimo Falci

E così “grazie” ( per modo di dire) al coronavirus, il 12 maggio 2020 è divenuta data storica per la giustizia italiana, è iniziata l’ era della Giustizia “virtuale”. Anche il nuovo Palazzo di Giustizia di Salerno, nemmeno ancora a pieno regime, per il quale ci sono voluti molti anni per la sua edificazione tra ritardi burocratici, lavori, tombe di età romana rinvenute nel sottosuolo, è già divenuto un Palazzo di Giustizia “virtuale”; sarebbe stato paradossalmente preferibile, pertanto, in luogo della pur bella struttura dell’ Architetto britannico, alloggiare in minor spazio un computer per la amministrazione della giustizia così da permettere i collegamenti da remoto tra giudici, avvocati e parti. Ebbene sì, nonostante la fase 2 della emergenza da covid – 19, con il progressivo ritorno alla normalità in tutte le attività, per la giustizia salernitana ciò non è avvenuto. Il nostro Palazzo di Giustizia è divenuto, invece, un luogo ipotetico, impalpabile, inaccessibile, incerto, chi lo sa fino a quando, 31 luglio 2020 ? Una giustizia già al collasso che accumulerà altri ritardi ai suoi ormai endemici e ciò, come detto, dalla storica data del 12 maggio 2020 di istituzione della Giustizia “ virtuale”. Da questo giorno si è concretizzato un assurdo che, mettendo da parte sarcasmo e provocazioni, va invece fermamente censurato; per gli avvocati, ossia per coloro che sono chiamati alla tutela giurisdizionale dei diritti, è divenuto estremamente difficile, se non impossibile accedere al “Palazzo”. Dal 12 maggio 2020 l’ avvocato per potere svolgere anche il più elementare compito difensivo, per esempio estrarre copie di un processo, dovrà dedicare molto tempo a prenotare l’ accesso in cancelleria con istanze via o pec o telefonate a numeri da cui spesso non si riceve risposta ( ma tanto notoriamente l’ avvocato non ha orari ). Avevo preconizzato qualche tempo fa proprio su questo giornale, che si sarebbe verificata una progressiva digitalizzazione del processo e che l’ avvocatura avrebbe trovato il modo di adattarsi alla novità del processo telematico o con collegamento in video conferenza. Attualmente, invece, si è preferito in regime di emergenza la trattazione scritta ( con raccomandazione di sintesi ) a discapito della oralità del processo ( insegnamento del caro Prof. Dalia all’ Università ) che è un cardine della dialettica processuale. A me pare che, seppure messa in preventivo una minore partecipazione dell’ avvocato alla attività di aula di udienza ed in senso lato di tribunale, si stia andando oltre ogni ragionevolezza. Registro, difatti, lamentele di colleghi che nel fatidico giorno di ripresa ( in senso eufemistico ) dell’ attività forense, sono stati costretti a lunghe diatribe con il personale di vigilanza addetto all’ ingresso per avere alcune cancellerie dimenticato di fornire l’ elenco dei “coscritti” all’ accesso in Tribunale. Alcuni colleghi, pur doverosamente muniti dei presidi di sicurezza, hanno dovuto desistere dall’ entrare, trattati come se non avendo nulla da fare si fossero recati in tribunale per fare una passeggiata e non per adempiere al loro dovere. Personalmente, sempre previa tempestiva prenotazione, mi sono recato, per un adempimento, presso la così detta “giustizia di prossimità” l’ Ufficio del Giudice di Pace e per distrazione ho sbagliato cancelleria. Apriti cielo! Mi sono sentito subito dire, come se fossi stato l’ untore portatore di epidemia: “ Avvocato che ci fate qui non è il giorno di ricevimento “, manco il tempo di dire che mi ero sbagliato. Per onestà poi nella cancelleria “giusta” sono stato ricevuto con molto garbo a riprova che non va fatta, in tutti i campi, di tutta una erba un fascio. Tuttavia da questo primo giorno di esperienza di parziale post emergenza, ho tratto il convincimento che per noi avvocati non è affatto iniziata una fase 2, anzi è iniziata la regressione, ho l’ impressione che si voglia progressivamente allontanare la nostra professione dal “Palazzo”. Non per vittimismo ma è evidente che si vogliono limitare le funzioni di quei rompiscatole di avvocati, ma è un errore che non si può commettere e gli avvocati lo impediranno; difatti se abbiamo scelto di esercitare questa professione e perché siamo coriacei, vivi, appunto rompiscatole, senza orario e senza padroni resteremo il baluardo per la tutela dei diritti anche in situazioni di emergenza come nell’attuale momento. Senza gli avvocati la giustizia sarebbe veramente virtuale, ma noi combattiamo quotidianamente con impegno e dignità, pur tra mille difficoltà, per un giustizia reale.

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Redazione