Federico Conte: “De Luca? La sua non è politica ma pura gestione del potere”

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Boccia a 360 gradi sia l’ipotesi terzo mandato che la gestione di De Luca in Regione Campania Federico Conte, già parlamentare di Liberi e Uguali nella scorsa legislatura e storicamente uomo di centrosinistra. Un’area politica, quella di cui si è discusso ieri in occasione della presentazione del libro di Carmine Abate “Giulio Andreotti e la politica della concretezza negli anni dell’apertura a sinistra”, profondamente in crisi dopo l’elezione di Elly Schlein alla segreteria del Partito Democratico, vista la spaccatura tra la componente moderata e quella maggiormente vicina alle istanze e ai valori della sinistra pura. Obiettivo imprescindibile, per il politico ebolitano, è quello di costruire un gruppo dirigente di riformatori da contrapporre all’esperimento politico della Meloni di creare un polo conservatore alla europea maniera nel nostro paese.

Onorevole, la presentazione di un libro che vede Andreotti al centro di un’autorevole analisi storica ci ricorda quanto tempestosi siano stati i rapporti tra centro e sinistra nel corso della storia repubblicana. Probabilmente, però, mai come oggi, quando con l’elezione di Elly Schlein alla segreteria del Partito Democratico la frattura tra la componente popolare e quella post-comunista sembra divenuta insanabile..

“Le fratture in politica non sono mai insanabili se ci si rifà ad uno schema di valori autentici: le culture democratiche, socialiste e liberali si sono saldate con la Costituente. Gli esperimenti di composizione di queste culture politiche. Il centrosinistra è iniziato nell’epoca in cui Andreotti era protagonista sebbene a quell’esperienza si fosse dimostrato contrario. poi c’è stata l’esperienza dell’Ulivo e quella del centrosinistra degli anni seguenti”.

Dell’Ulivo oggi resta ben poco: in molti ne hanno auspicato una ricostruzione, ma nessuno ci è mai riuscito.

“Il problema non è la riproposizione di schemi astratti, e di geometria politica ma il fatto che la saldatura va trovata sulla visione comune di paese da parte dei leader. Sarebbe prima utile definire qual è la loro visione e poi trovare i margini per una condivisione”.

De Luca ha sempre puntato sul voto moderato per basare la sua scalata prima al Comune di Salerno e, poi, a Palazzo Santa Lucia.

“Il governo della Regione Campania non ha basi politiche ma soltanto gestionali: la saldatura tra PD e un civismo di maniera è soltanto legato ad una condivisione del potere. Non c’è nessuna prospettiva programmatica nè politica, ma è gestione del potere allo stato puro. L’unico esperimento politico realmente in corso è quello da parte della Meloni di formare un polo dei conservatori alla europea maniera. L’ispirazione del centrosinistra dovrebbe essere quella di dare vita al polo riformatore opposto ai conservatori. Una cultura autenticamente riformista, un riformismo forte e non debole, capace di risolvere i problemi strutturali del Paese”.

Il neosegretario del Pd si è – almeno per il momento – opposto al terzo mandato per il governatore. I socialisti di Maraio sembrano favorevoli a una ricandidatura del presidente nel 2025: qual è la sua posizione sul tema?

“Sul piano giuridico e politico il terzo mandato è un’aberrazione perché consentirebbe l’esercizio del potere di un regionalismo malato già da quindici anni, sebbene sia chiaro che De Luca stia esprimendo un potere decadente, che potrebbe protrarsi ulteriormente. Siamo ultimi in tutte le classifiche che riguardano la salute, i trasporti, le infrastrutture ed i servizi essenziali”.

Eppure lei è stato sempre nel centrosinistra..

“Da candidato nel 2015 ho sostenuto il progetto di De Luca. Sono uscito subito dopo dal Pd perchè sin dall’inizio del mandato mi fu chiaro che la sua idea era soltanto quella di costituire uno stretto gruppo dirigente completamente assoldato, a contratto, che si esprime in maniera completamente asettica e acritica; ha organizzato una catena molto ristretta per il solo scopo di gestire il potere”.

Una visione aziendalista?

“Nemmeno, perché in un’azienda un consiglio di amministrazione il codice civile prevede alcuni strumenti di esercizio del dissenso sul potere dei manager. De Luca esercita autocraticamente il potere di un regionalismo malato – perchè le regioni sono diventate un ostacolo allo sviluppo del paese per come sono gestite oggigiorno – e lo fa in modo malato perchè esercita il potere in maniera stretta. E c’è una responsabilità molto forte del Partito Democratico di avergli consentito di fare ciò che ha fatto in questi anni, perchè c’è stata una sovrapposizione tra la gestione del partito e quella della cosa pubblica”.  

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