Il degrado del monumento a Carlo Falvella, Marenghi: “Patologica incuria da parte dell’amministrazione comunale”

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“Mai più una passione si trasformi in odio”. Appaiono sbiadite, consumate dall’esposizione agli agenti atmosferici, le parole impresse sulla lapide in memoria di Carlo Falvella, il giovane militante del “Fuan” missino che il 7 Luglio del 1972 fu barbaramente ucciso dall’anarchico Giovanni Marini. Un clima di odio e violenza ingiustificabile da qualsiasi posizione, che pur avendo incontrato già allora una ferma condanna da parte della stragrande maggioranza delle compagini politiche, non è ancora entrato a far parte in modo permeante del patrimonio collettivo ed identitario della città di Salerno. A testimonianza di ciò, lo stato di degrado ed incuria in cui versa la lapide che poco più di dieci anni or sono fu eretta in memoria del giovane Falvella. A denunciare questa situazione di inaccettabile “caduta nel dimenticatoio” di un luogo, quello slargo di via Velia in cui il militante missino trascorse i suoi ultimi attimi di vita, è stato il vicecoordinatore provinciale di Fratelli d’Italia Gherardo Marenghi. Il docente universitario ed avvocato amministrativista si è soffermato sulla necessità di recuperare la memoria di quest’episodio come emblema del patrimonio collettivo cittadino al di là delle parti. “La lapide che ricorda il martirio di Carlo Falvella fa parte del patrimonio culturale e civile dell’intera città di Salerno, non di una sola parte politica – ha affermato Marenghi in una nota – Indigna lo stato di abbandono in cui versa il monumento a causa della patologica incuria dell’Amministrazione Comunale. La storia merita rispetto senza limitazioni o condizionamenti ideologici”.

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