La difficile convivenza tra Renzi e Calenda, il recupero di Fi con Martusciello

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di Sarel Malan

Partiamo dagli sconfitti. Il PD ottiene il peggior risultato di sempre e si ritrova con lacerazioni interne difficilmente risanabili. Vittima sacrificale, come da tradizione post comunista, sarà il segretario. Confesso che il profilo di Enrico Letta mi è sempre piaciuto. Uomo mite, intelligente con un signor curriculum, non solo politico, alle spalle. Anche stavolta ha pagato il non esser cinico, si è fatto trovare impreparato dalle scelte del M5S ed ha gestito malissimo l’accordo con Renzi. Enrico ha ceduto all’istinto di vendetta per lo “stai sereno” di qualche anno fa, ha offerto un piatto di lenticchie a Matteo, sottovalutandolo per l’ennesima volta, e quest’ultimo gli ha prontamente sfilato l’accordo con Calenda, lasciandolo di stucco. Passiamo ora a loro, Renzi/Calenda. Il terzo polo, che terzo non è avendo preso la metà dei voti del M5S, ha ottenuto un ottimo risultato elettorale. Il 20% degli elettori di questo progetto politico ha tra i 18 e i 24 anni. I ragazzi, tanto appassionati quanto ingenui, si scontreranno a breve con la realtà. Tra Renzi e Calenda c’è un abisso, non solo per le maggiori qualità del primo ma anche per la formazione culturale ed il pensiero politico. Calenda è, lui si, la peggiore espressione della sinistra radical-chic. Renzi, per capirci bene, è l’ideatore dell’attuale legge elettorale, quella che ha consentito al centrodestra di accaparrarsi i 2/3 del parlamento con meno del 44% del consenso popolare; vi sembra un uomo con una visione “liberale”? La coesistenza fra i due è impossibile. Calenda tornerà nel PD o in quello che verrà dopo il PD. Renzi, con l’idea del terzo (quarto) polo, ha semplicemente iniziato uno sdoganamento dalla sua appartenenza a “sinistra”. Appena i tempi saranno maturi presenterà un’OPA su un’area moderata o di centrodestra, che dir si voglia, che, prima di quanto possa credersi, avrà bisogno di trovare riferimenti autorevoli e con cultura di governo.
Il risultato del M5S mi consente un’analisi breve. Qualche anno fa, nel periodo del governo giallo verde, ebbi a dire agli amici che mi rappresentavano l’idea di una Lega in grado di erodere il consenso del M5S che la mia previsione era esattamente all’opposto, così è stato! Il M5S è un fenomeno culturale che affonda le sue radici nella parte più “profonda” della nostra società; con questo risultato elettorale ha dimostrato, ancora una volta, di non essere di passaggio. Che dire dei vincitori. I cittadini tendono a premiare, negli ultimi 10 anni, quei partiti/movimenti che, non assumendosi responsabilità di governo, riescono a canalizzare il malcontento. È stato così per il M5S e la Lega, capaci alle precedenti politiche ed alle ultime europee di raggiungere il 30% dei consensi. Oggi è il turno di FDI con il 26%. La vittoria della coalizione di centrodestra è stata caratterizzata da quest’elemento trainante. Forza Italia ha tenuto bene – in campania grazie all’immenso lavoro del segretario regionale on. Martusciello – ma resta lontana dagli antichi albori, la Lega dovrà affrontare una crisi esistenziale prima di tornare a lavorare sui consensi. Se la Meloni riuscirà a resistere alla viscerale e culturale volontà di sopprimere gli alleati, porterà a termine il suo mandato. Per l’esito finale vi rimando alla favola “La rana e lo scorpione”.

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