L’attacco alla sicurezza alimentare globale: 44 milioni di persone ad un passo dalla carestia

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di Emanuela Sergio

La guerra in Ucraina oltre a provocare migliaia di morti sul campo rischia di provocare ulteriori milioni di vittime a causa di una emergenza alimentare di vastissima portata. Il pericolo viene lanciato dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu del 19.5.22, convocato per rispondere al rischio di crisi alimentare per il blocco dei porti ucraini. I cereali non possono lasciare il paese per un duplice motivo, sia perché Kiev ha collocato ordigni nelle sue acque per scongiurare un attacco navale russo, sia perché Mosca ha bloccato i porti ucraini sul Mar Nero con la sua flotta. David Beasley, capo del Programma alimentare mondiale (World Food Program), lancia l’allarme: “La mancata apertura dei porti nella regione di Odessa – ha riferito Beasley – è una dichiarazione di guerra alla sicurezza alimentare globale e si tradurrà in carestia, destabilizzazione e migrazione di massa in tutto il mondo”. Ben 44 milioni di persone in 38 paesi sono a livelli di emergenza alimentare, ad un passo dalla carestia, ed il conflitto in Ucraina sta provocando un’escalation del fenomeno. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres , nel suo discorso del 18 maggio, ha lanciato l’allarme: “l’invasione russa dell’Ucraina ha posto fine alle sue esportazioni di cibo. Si registrano aumenti dei prezzi di oltre il 40% per gli alimenti di base. Ciò costituisce una minaccia per i paesi dell’Africa e del Medio Oriente, tra cui Camerun, Libia, Somalia, Sudan e Yemen”. Guterres ha messo in guardia dai devastanti effetti della crisi alimentare innescata dai cambiamenti climatici, dal Covid-19 ed ora aggravata dalla guerra. “una crisi che sta mettendo a repentaglio la sicurezza alimentare di decine di milioni di persone”.

Dall’inizio del 2022, il prezzo del grano ha subito un aumento del 53%. L’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti alimentari è solo una delle conseguenze della guerra sulla catena di approvvigionamento del cibo. La percezione dell’insicurezza ha scatenato un’ondata di misure protezionistiche in vari paesi produttori di cereali, ciò rischia di innescare un blocco alle esportazioni. La decisione dell’India di sospendere l’export di grano, ha già sconvolto i mercati. L’India è il secondo produttore di grano al mondo dopo la Cina e con la sua decisione di vietare le esportazioni punta a proteggere la sicurezza alimentare nazionale. La scelta ha però fatto scattare l’allarme rosso in tutto l’Occidente. Anche la Serbia e Kazakistan hanno ridotto le esportazioni di cereali. In Europa una misura

simile, fortemente contestata dalla Commissione Europea, era stata presa dall’Ungheria in riguardo all’esportazione del mais.

Il blocco dei porti Ucraini e le conseguenti misure di protezione adottate da svariati paesi hanno scatenato un balzo delle quotazioni delle materie prime alimentari a livello mondiale, ciò rischia di scatenare una carestia senza precedenti. Ad aggravare la situazione si aggiunge la crisi energetica che preme sui produttori agricoli degli altri paesi i quali non riescono a contenere i rincari delle forniture di gas, benzina ed elettricità.

La crisi alimentare globale, già innescata dalla pandemia ha subito una forte accelerazione con la guerra in Ucraina. Nel rapporto annuale Fao-Programma alimentare Onu-Ue, il numero delle persone gravemente insicure dal punto di vista alimentare è raddoppiato in soli due anni, dai 135 milioni pre-pandemia ai 276 milioni di oggi e più di mezzo milione di persone vivono in condizioni di carestia. Il pericolo reale è che senza l’adozione di interventi mirati si rischia di portare decine di milioni di persone ben oltre l’insicurezza alimentare, scatenando una carestia di massa e una crisi che potrebbe durare per anni.

La soluzione immediata sarebbe lo sblocco dei porti del Mar Nero, soluzione auspicabile ma poco raggiungibile vista la mancanza di propensione tra i due belligeranti di raggiungere un accordo, così da liberare la tratta navale da ordigni e navi da guerra e permettere il trasporto dei cereali via mare.

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