Mazzette e concessioni demaniali: indagati anche Aponte (Msc) e Lauro

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Un vero e proprio “sistema” finalizzato a “reprimere sistematicamente ogni forma di concorrenza, non solo ricorrendo a intimidazioni verso i concorrenti, ma anche corrompendo i funzionari delle pubbliche amministrazioni, soprattutto quelli della Regione Campania” per “pilotare le procedure amministrative ed estromettere… coloro che presentano istanze di concessione relative al demanio marittimo”. Così, il giudice Maria Luisa Miranda, facendo sue le considerazioni della Procura di Napoli, definisce il meccanismo emerso nel corso delle indagini della DDA che oggi hanno consentito alla Guardia di Costiera di notificare diciotto misure cautelari, dieci arresti ai domiciliari e otto obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Un modus operandi che avrebbe, per l’autorità  giudiziaria, prodotto effetti “non solo per le concessioni demaniali marittime (istanze di rilascio, rinnovo, sub-ingresso), ma anche per le procedure finalizzate all’assegnazione delle linee di trasporto marittimo, degli orari di arrivo e partenza delle corse nei porti di rilevanza regionale”. Il “sistema”, inoltre, sempre secondo i sostituti procuratori antimafia e anche secondo il gip di Napoli, “per impedire la libertà  di concorrenza” ed esercitare “minacce e pressioni in danno di altri imprenditori” si avvaleva “anche della fama criminale di Alfonso Ronca, alias l’amalfitano, che risulta indagato, anch’egli titolare e gestore di numerose attività  commerciali nel settore del trasporto di turisti, pompe funebri ed altri” e della sua “vicinanza ad esponenti del clan D’Alessandro, egemone nell’area stabiese”.

Sono indagati per corruzione, ma nei loro confronti non è stata chiesta alcuna misura cautelare, anche gli armatori Salvatore Lauro (ex parlamentare) e Gianluigi Aponte, patron di Msc.

Ad Aponte, secondo Bloomberg secondo uomo più ricco in Svizzera – gli inquirenti contestano la corruzione e il traffico di influenze in concorso. Secondo gli inquirenti, l’imprenditore Gianluigi Aponte sarebbe coinvolto, insieme con altri indagati, in una vicenda riguardante la redazione di due atti finalizzati a consentire l’ingresso nel porto sorrentino di Massa Lubrense di due motonavi, la «Apollo» e la «Defino I», di proprietà di società riconducibili ad Aponte e all’imprenditore Salvatore Di Leva in deroga a un’ordinanza della Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia che invece vieta l’approdo in quel porto a navi di lunghezza superiore ai 15 metri. Il traffico di influenze, anche questo in concorso, è invece contestato in relazione al trasferimento e all’assegnazione di personale definito dagli inquirenti «compiacente» nelle capitanerie di Porto di Massa Lubrense e Amalfi.

I destinatari dei provvedimenti sono, invece, Fabio Gentile, (imprenditore marittimo), Salvatore Di Leva,  amministratore delegato della Alilauro Gru.so.N, Aniello Formisano, (funzionario regionale), Rosario Marciano, ( funzionario regionale), Liberato Iardino, (funzionario regionale), Luigi Casola, (presidente del CdA Coast Lines srl), Marcello Gambardella,(imprenditore marittimo), Giovanni Provenzano (sottufficiale della Guardia Costiera), Aniello Portoghese, 49 anni (architetto), e Francesco Cimmino, (architetto).

L’interdizione di un anno dagli uffici pubblici  è stata notificata dalla Guardia Costiera di Napoli a Pasquale Camera (pubblico ufficiale della Capitaneria di Porto) e Lorella Iasuozzo (dirigente regionale).

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