Metti un pomeriggio a Pyongyang

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a occhio e…Croce

di Fabio Croce

Nella capitale nordcoreana, Pyongyang, nella giornata di ieri, è stato improvvisamente ordinato ai cittadini di fare rientro nelle proprie abitazioni. Il provvedimento è stato adottato senza fornire alcuna spiegazione in merito ed è stato prontamente eseguito dai cittadini, senza alcuna forma di protesta o dissenso.

Si presume una motivazione legata al Covid; la Corea del Nord non ha mai ufficialmente fornito dati sul contagio, non ha aderito ad alcuna campagna vaccinale, rifiutando anche i vaccini gratuitamente offerti dall’alleato cinese, e ha letteralmente sigillato le frontiere, interrotto collegamenti ferroviari con nazioni limitrofe, adottando, inoltre, regole molto stringenti sugli spostamenti d’ingresso e di uscita dal paese.

Un’altra motivazione è probabilmente legata al forte tasso d’inquinamento, la presenza di forti ondate di “polvere gialla” nell’aria.

C’è mistero e preoccupazione su ciò che sta accadendo in Corea, nonostante provvedimenti simili non siano proprio dei casi isolati.

I cittadini sono rientrati a casa e non possono uscire fino a nuova ordinanza, senza alcuna spiegazione.

Provate a immaginare cosa sarebbe accaduto se fosse capitato da noi. Per molto meno, è partita la macchina complottista e terrapiattista contro i poteri forti dell’universo. Per molto meno, sui social, sugli organi di stampa, in ogni angolo di strada ha trovato terreno fertile la rabbia esasperata contro ogni aspetto dello scibile umano.

Dall’altra parte del mondo, accade qualcosa di completamente lontano e inimmaginabile dalle nostre abitudini e dalla nostra cultura democratica.

Lo sottolineo a fronte di un minoritario, seppur sempre più crescente, rigurgito anti democratico che serpeggia nel paese e, con tristezza infinita, nelle giovani generazioni.

Prima di ammiccare a tentazioni dittatoriali, sarebbe buon esercizio proiettarsi e immaginarsi in contesti differenti e immaginare come sarebbe il nostro quotidiano.

Durante il periodo Covid, si è detto di tutto, forse troppo, in particolar modo da fonti senza alcuna competenza. Si è favorito il panico, diffuso il terrore, creata confusione in un contesto difficile e dai risvolti imprevedibili.

La democrazia, seppur ben radicata, non è un dato acquisito, non è un complemento d’arredo, ma è una condizione che va sempre alimentata, rafforzata, coltivata, difesa a oltranza; un minimo comune multiplo per ognuno di noi.

Mi tengo stretta la nostra democrazia, al netto di ogni parvenza di contraddizione, con tutte le sue debolezze e vulnerabilità. È stata ottenuta con il sacrificio di intere generazioni, provare a indebolirla non rende merito al loro ricordo e non rende doveroso omaggio a chi, in giro per il mondo, tra Roma e Pyongyang, è in trincea per difenderla con tutti i mezzi.

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