Mix di vaccini in Campania: «Sì alla vaccinazione eterologa»

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L’infettivologo Greco: “Il vero problema è che stiamo viaggiando su aereo non collaudato”
Paky Memoli: “Mancano comunque dosi di Pfizer e Moderna per coprire tutte le richieste che ci sono”
Il responsabile Asl, Saggese Tozzi: “In questo momento la campagna vaccinale sta rallentando, ma perché c’è apprensione”

di Martina Masullo

La faida sul mix di vaccini prosegue e, soprattutto in Campania, vede protagonisti da un lato medici e scienziati che rivendicano la necessità di decisione sul da farsi e dall’altro le parti poitiche che chiedono risposte al governo. È di tre giorni fa la circolare del Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, in cui si leggeva un netto e deciso “no” al mix di vaccini, il blocco della prima dose di vaccini a vettore virale – Astrazeneca e Johnson & Johnson – per qualsiasi fascia di età e la somministrazione della seconda dose del siero anglo-svedese solo agli over 60. Eppure, dopo soli tre giorni la Campania fa dietrofront: sì al mix di vaccini per gli under 60 che hanno ricevuto la prima dose di Astrazeneca. Una posizione che, forse, più che placare gli animi li agita ancora di più. Sì, perché se fin dall’inizio della campagna vaccinale gli eventi tromboembolici – seppur rarissimi – scatenati dai vaccini a vettore virale avevano spaventato la popolazione, ora la campagna vaccinale rischia di rallentare e mettere la popolazione di fronte ad una nuova angoscia: il mix di vaccini. “Non ci sono dati clinici importanti sulla vaccinazione eterologa – ha detto la dottoressa Paky Memoli – e questo sta generando paura nella popolazione, le persone non vogliono lo switch”. Quella sul mix di vaccini, ad oggi, anche se i risultati siano incoraggianti e la risposta immunitaria sia anche maggiore rispetto alla doppia dose con lo stesso vaccino, rimane però una sperimentazione a stretto raggio che ne fa vacillare l’affidabilità. In provincia di Salerno, fino ad ora, ogni settimana sono state vaccinate circa 50 mila persone, con picchi fino a 80 mila e ora la campagna vaccinale è al suo punto cruciale.

“Il 53% della popolazione in provincia di Salerno è vaccinata – ha spiegato Arcangelo Saggese Tozzi, il responsabile per l’emergenza covid dell’Asl Salerno – parliamo di circa 580 mila persone. In questo momento la campagna vaccinale sta rallentando e c’è apprensione anche per Pfizer e Moderna”. Inoltre, se si tiene conto anche della mutata situazione epidemiologica e del contesto molto meno drammatico delle ultime settimane, appare chiaro come la scelta di non vaccinarsi o quantomeno attendere una situazione più chiara sulla questione vaccini sia una possibilità da non sottovalutare perché metterebbe a dura prova l’obiettivo dell’immunità collettiva. Secondo Paky Memoli, invece, le adesioni ci sono, ma mancano le dosi di Pfizer e Moderna per coprire tutte le richieste.

Ad essere propenso alla vaccinazione eterologa è, invece, l’Infettivologo salernitano Luigi Greco “perché entrambi i tipi di vaccini hanno l’obiettivo di sollecitare una proteina che crea anticorpi”.

“Il vero problema – ha detto Greco – è che stiamo viaggiando su un aereo non collaudato. I vaccini anti covid sono stati autorizzati per un uso compassionevole data la situazione dei contagi e la fase 3 di sperimentazione per il Pfizer terminerà a gennaio 2022. Bisogna ammettere che siamo in una situazione di confusione totale perché non sapevamo e non sappiamo cosa può accadere. Ci siamo accorti in corso d’opera che vaccini come l’Astrazeneca potevano provocare eventi tromboembolici al seno cavernoso in particolare a donne con problemi ormonali anche se in minima quota e ora che il quadro epidemiologico è cambiato bisogna immunizzare i soggetti più a rischio, gli over 60, ed escludere i giovani dalla sperimentazione”. Si tratta, dunque, ancora di una fase sperimentale dei vaccini anti Covid quella che stiamo vivendo e una parte estremamente importante della campagna è sicuramente il momento dell’anamnesi in cui il medico deve essere attento a qualsiasi tipo di informazione data dal paziente. “L’anamnesi è il momento in cui si decide se un vaccino va bene oppure no per un singolo paziente – ha concluso la dottoressa Memoli – e i medici devono dedicare anche un po’ di tempo in più a questo”. Più che per fasce d’età, dunque, la campagna vaccinale dovrebbe procedere tenendo conto del quadro clinico di ogni singola persona, attraverso una attenta anamnesi e una vaccinazione qualitativa piuttosto che quantitativa.

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