«Posso fare ciò che voglio» La grande sfida alle barriere

di Luana Izzo*

Oggi continuiamo a parlare di teatro e in particolare di teatro come strumento di inclusione con l’avvocato Michele Sessa.

Avvocato, nella sua esperienza di scrittore e sceneggiatore c’è qualche lavoro che le ha dato emozioni forti, particolari?

«Certo, sì, una fiaba-commedia in tre atti dal titolo: “Con un po’ di fantasia non solo per sognare…” dove ho tentato di mostrare un aspetto della realtà con attori che recitavano rappresentando se stessi, non agendo, insomma, per conto di altri personaggi».

Un titolo interessante, di cosa parla nello specifico?

«Questa fiaba-commedia è nata dall’amicizia, profonda e sincera, con un diversamente abile, costretto per una malattia in sedia a rotelle. Tale amicizia, nel tempo, mi aveva convinto che si fa troppo poco nel mondo sociale, i ritardi sono enormi per il mondo del bisogno. Questa amicizia mi aveva fatto comprendere una grande verità: anche dopo un grave incidente, o, come nel caso specifico, di un maledetto attacco di poliomielite, la vita continua con le sue speranze, con le sue attese, con ogni sua certezza. Ebbene, il mio amico, vegeto e sano adolescente, perduto l’uso funzionale delle gambe, non si è dato mai per vinto; sfida la sorte, si laurea brillantemente, vince il suo concorso, vive in piazza, non si nasconde, sempre in prima fila per dire la sua; ama il teatro e la gente, vince tutti con la sua ironia. Un personaggio che affascina e fulmina perché asserisce “Io, posso fare tutto ciò che voglio” (non a caso è anche campione europeo di basket in carrozzella con una squadra di Battipaglia). Allora, nasce il personaggio principale della mia fiaba-commedia: è Luciano Barberisi, un professore di quaranta anni che da venticinque, spirito indomito e bizzarro, vive muovendosi con la sua carrozzella. Vive la sua vita “normale” ma con il grande handicap della “motoria”… Un grande brivido…».

Luciano, quindi, nonostante la sua disabilità riesce a sopravvivere alle difficoltà della vita? 

«Luciano non sopravvive, vive! Non demorde se pure inizialmente annichilito nel vedersi ridotto in quello stato. Si ripromette di essere utile al prossimo ed in ogni occasione è pronto ad intervenire con il suo acume, la sua esperienza, facendo capire, a quelli che “contano”, la necessità di prestare molta più attenzione a tutti, indistintamente. Per lui il mondo sta cambiando: la scienza medica è entrata nella cellula luminosa dell’essere biologico; deve integrarsi con il mondo politico, economico, ambientale, per contare di più e meglio, rimuovendo le cause di ogni malessere! Comincia quindi con lo sport arrivando fino alle paraolimpiadi».

Luciano quindi è simbolo di speranza?

«Luciano è un essere umano, non può vivere senza speranze ma tocca agli altri esseri umani mantenerle vive, anche in chi, sfortunatamente, è caduto in difficoltà. La vita è breve, l’umanità può e deve santificare le ragioni della vita e di ogni altra speranza».

Abbiamo presentato Luciano ma quali sono gli altri personaggi di questa fiaba-commedia, qual è la trama?

«Luisa Argento, assistente sociale, di soli trenta anni e molto avvenente, è l’altra protagonista della commedia, la quale, alla fine, rimasta irretita dal modo brillante e vivace di Luciano, gli dichiara addirittura il suo amore! Luisa, con lo sport che è vita, con l’arte in cui la bellezza è pensiero, collabora attivamente nel Centro, coinvolgendo Luciano, imprenditori, politici, medici e servizi, nonché i disabili stessi preparando atleti per le paraolimpiadi… Mi creda, vedere personaggi “veri” districarsi e recitare sul palco, mostrando aspetti della realtà, provoca un turbamento, una eccitazione ed una emozione che restano indimenticabili. Luciano continuerà a sottolineare che la società dei consumi bada troppo alla concretezza dei suoi guadagni. Per amore e con amore bisogna dare identità anche a quella parte dell’umanità spicciola… ai più deboli».

Come possiamo riassumere quindi la morale di questa pièce teatrale?

«La vita è etica: si abbracci l’umanità per il bene del prossimo tutto. Quasi tutti i disabili sono recuperabilissimi: deficit cognitivi, neuromotori, sensoriali; se impegnati, i diversamente abili possono diventare lavoratori con un grandissimo guadagno per la comunità tutta. Lottare è vivere, anche se vivere è più spesso soffrire! Ma non saremo mai più indifferenti… Grazie ai protagonisti, il dottor Michele Pirone, disabile in carrozzella – il vero ispiratore del lavoro teatrale; Luisa, Annamaria Ricciardi, l’avvenente professoressa assistente sociale; il dottore Mariano Orza, direttore del Centro Asl Riabilitativo; medici, diversamente abili del Centro Juventus, tecnici e addetti alle attrezzature. Tante sono state le emozioni al Centro Sociale di Mercato San Severino ed al Centro Anziani di Calvanico dove la fiaba-commedia era stata rappresentata con notevole successo. Grazie per avermi concesso l’onore di portare sul palcoscenico la loro vita con umiltà, verità e sensibilità».

*Officina teatrale Primomito

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Redazione