Ripascimento Salerno, “Dubbi che si sia consumato un disastro ambientale”

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“Sorge il sospetto che l’avvenuto impiego di rifiuti nelle operazioni di ripascimento abbia stravolto l’originaria composizione del litorale realizzando un vero e proprio disastro ambientale per il primo lotto”. Sono le ulteriori preoccupazioni della Procura della Repubblica di Napoli in merito all’inchiesta sul ripascimento di Salerno e gli occhi puntati sul primo lotto e sul secondo in via di realizzazione. Riflettori accesi, quelli del pm Henry John Woodcock, sull’utilizzo della sabbia che forma oggi l’arenile della costa della zona orientale salernitana. Occhi puntati – soprattutto – sulla sabbia utilizzata per il secondo lotto che secondo gli inquirenti non proverrebbe da “cave autorizzate bensì mediante materiali derivanti dal riutilizzo di rifiuti lavorati nell’impianto di trattamento rifiuti di una ditta privata”. Un’altra tegola che si aggiunge – dunque – ai guai giudiziari che nell’ultimo periodo hanno scosso (e non poco) il Palazzo di Giustizia in città e gli stessi Rainone. Secondo gli inquirenti infatti (che hanno scoperchiato il vaso di pandora partendo da un’altra situazione) la sabbia e il materiale utilizzati sarebbero “della più varia origine”. L’inchiesta è infatti ulteriore rispetto a quella che coinvolge il pm Roberto Penna, indagato sempre dalla Procura di Napoli e a cui viene contestato proprio un episodio relativo al ripascimento.

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