Sclerosi multipla, un polo di eccellenza all’ospedale di Eboli

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La guida è il dottor Vincenzo Busillo: “Con il Covid abbiamo accelerato utilizzo di tecniche all’avanguardia. Parola d’ordine? Connettività”

di Martina Masullo

Circa 40.000 prestazioni negli ultimi tre anni, un’utenza, anche extraprovinciale ed extraregionale, di 400.000 abitanti. L’Unità Operativa di Neurologia e Neurofisiopatologia del Presidio Ospedaliero Maria SS. Addolorata di Eboli è, attualmente, il punto di riferimento neurologico per tutta la Piana del Sele. E il dottor Vincenzo Busillo ne rappresenta una guida esemplare con un occhio puntato alla storia di patologie come sclerosi multipla, cefalea ed epilessia e un altro sempre attento alle pratiche innovative e ai nuovi studi per rendere queste malattie sempre meno invalidanti, prendendo in carico il paziente a 360 gradi, dall’aspetto fisico a quello psicologico. Questo l’obiettivo di Busillo e della sua equipe che da anni opera nel settore ottenendo notevoli risultati. Un’eccellenza campana che svolge costantemente un’attività di ricerca con pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali e attività didattiche e formative per il personale sanitario. Congressi, meeting e incontri vengono organizzati periodicamente per mantenere sempre vivo l’interesse e la ricerca nei confronti delle malattie neurologiche.

Lei di cosa di occupa nello specifico?

“Sono neurologo e dirigo l’Unità Operativa di Neurologia e Neurofisiopatologia di Eboli. Ci occupiamo di tutto ciò che riguarda la branca della neurologia, siamo centro cefalee e centro di riferimento aziendale per la sclerosi multipla da 15 anni. Nonostante l’equipe ridotta – siamo io e la dottoressa Cristina Lerza – riusciamo a portare avanti tutti gli impegni, operando attraverso ricoveri ordinari e in regime di Day Hospital. In sostanza, nella maggior parte dei casi si tratta di patologie autoimmuni in cui l’organismo lavora contro il sistema nervoso. Noi puntiamo a ridurre l’azione negativa dell’organismo agendo sulle cellule che aggrediscono i linfociti”.

Qual è lo stato dell’arte degli studi su patologie come la Sclerosi Multipla?

“Per fortuna, rispetto al passato c’è stata una grande evoluzione nella terapia della sclerosi multipla. Dieci anni fa i dati attuali legati a questo tipo di patologie erano impensabili, non si tratta più di una malattia così grave come viene concepita nell’immaginario sociale, si può tenere sotto controllo, addirittura bloccare. Esistono solo piccole percentuali – circa il 10% – di pazienti che sviluppano una forma progressiva resistente alle terapie. Il paziente viene inquadrato nell’ambito di una diagnosi precoce e viene sottoposto ad analisi strumentali, fisiche e laboratoriali. Il nostro obiettivo è seguirlo nella totalità. L’importanza dell’aspetto psicologico sta prendendo sempre più piede nelle ricerche perché fa parte della patologia ed influisce sulla rea- zione del paziente alle cure”.

Parliamo di Telemedicina. In epoca di Covid, ma anche in generale, quanto contribuisce a migliorare diagnosi e cura dei pazienti?

“L’aspetto “positivo” del Covid è che abbiamo accelerato procedure e possibilità comunicative che prima erano più lente. Noi abbiamo sempre utilizzato la telemedicina con le video-visite per i pazienti lontani o disabili. La video visita serve per osservare e valutare le componenti della malattia senza controllo diretto, ma mantenendo un rapporto visivo e non solo telefonico. La parola d’ordine è: connettività. Attraverso mail, contatto Whatsapp e video chiamate si crea un sistema in rete. Non servono grandi somme di denaro, basta razionalizzare i sistemi a disposizione”.

In questo modo i pazienti più fragili possono evitare di recarsi in ospedale e rischiare di contrarre il Covid.

“In realtà, siamo sempre stati certi che i pazienti con sclerosi siano più predisposti al Covid, ma abbiamo notato che il tasso di contagiosità e infettività è minore rispetto alle persone sane. Le tante terapie a cui vengono sottoposti non hanno inciso molto e non hanno indebolito il sistema immunitario”.

Quali sono le tecniche innovative più promettenti per tenere sotto controllo questa malattia?

“L’approccio è totalmente cambiato, abbiamo farmaci più incisivi rispetto a pochi anni fa. Non esiste ancora oggi una terapia di fondo, ma delle terapie sintomatiche per tenere sotto controllo i vari sintomi. Per questo motivo, è fondamentale costruire rapporti molto personali con i vari medici e terapisti. Dal neurologo all’urologo, dallo psicologo al nutrizionista. Prendiamo in carico il paziente completamente e gli siamo accanto nel suo viaggio attraverso la malattia e la cura”.

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