Primo piano

Tutti vogliono Draghi ma tutti litigano tra di loro

di Andrea Pellegrino

Al voto, forse si, forse no. Draghi, prosegua ma con noi e senza di loro. Responsabilità, Pnrr, crisi energetica e la guerra. Frasi e parole sparse al vento, un po’ come questa ingarbugliata crisi dalle mille sfaccettature e dalle pochissime certezze. Sostanzialmente tutti vorrebbero staccare la spina di un governo nato male e finito peggio. La legislatura fin dalla rielezione di Mattarella era già finita e ognuno si apprestava alla campagna elettorale. Oggi tutti sono contro tutti, vogliono restare al governo ognuno con le proprie convinzioni. Forza Italia e Lega vogliono Draghi ma chiudono al Movimento 5 Stelle; Letta vuole tutti dentro ora che dovrà ricucire per riallestire il presunto campo largo in cui il Partito democratico sognava di fare l’azionista di maggioranza lanciando la sfida al centrodestra; Renzi vorrebbe proseguire anche con i Cinque Stelle che dovranno però sfilarsi alle elezioni. Poi Di Maio alle prese con la guerra con l’ex suo partito che non chiama più Cinque Stelle. Sa bene che con Draghi ha accelerato questa crisi dopo la frattura interna, lo strappo e la sua nuova veste di «governista draghiano». Sul presente Di Maio ha terrore dell’urne, non fosse altro che il neo gruppo costituito manca di organizzazione, struttura ma soprattutto di contenuti politici. Il tempo stringe, Draghi vorrebbe mandare tutto all’aria (ne ha le tasche piene, per utilizzare una sua frase), Mattarella spinge affinchè si arrivi alla fine della legislatura con buona pace dei mercati, dell’Europa e degli stessi Stati Uniti che mostrano un particolare interesse alla vicenda italiana, rispetto alle altre Cancellerie europee. Mercoledì l’ultima chiamata di deputati e senatori e fino ad allora i partiti si confrontano mentre il premier dimissionario è sempre più intenzionato a confermare le sue dimissioni nel caso in cui venga meno la super maggioranza parlamentare, la stessa che un giorno (anche non troppo lontana) potrebbe farlo salire al Colle come inquilino. I Cinque Stelle con Conte sono orami in riunione permanente nel mentre la doppia anima forzista e leghista cerca la propria sintesi interna, ben consci che se resteranno a Palazzo Chigi quasi certamente si romperà l’unità con i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, che nel frattempo gongolano e accumulano sempre più consensi. Gli elementi in campo, suffragati dalle dichiarazioni dei protagonisti dimostrano a pochi giorni dall’aula e dal discorso di Draghi che qualsiasi pezza si metterà per tentare di proseguire l’avventura governativa sarà peggio del buco e che sostanzialmente la campagna elettorale si è avviata con la consapevolezza di difficili alleanze e di un prossimo Parlamento che subirà un taglio dei suoi rappresentanti.

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Andrea Pellegrino