Vassallo aveva scoperto un giro di droga. Ucciso per non farlo parlare

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Ucciso per impedirgli di rivelare quanto aveva appreso circa il coinvolgimento di alcuni nel traffico di stupefacenti che coinvolgeva il porto di Acciaroli. Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, è stato ucciso per questo. Almeno secondo l’ultima ricostruzione della Procura della Repubblica che ha indagato nove persone, tra cui un colonello dei carabinieri e altri due appartenenti all’Arma. Nello specifico si tratta di Fabio Cagnazzo, Luigi Molaro, Lazzaro Cioffi, Giuseppe Cipriano, Romolo e Salvatore Ridosso, Domenico, Giovanni e Federico Palladino. Un giro di droga che approda direttamente ad Acciaroli, attraverso dei gommoni. Movimenti che avevano insospettito fin da subito l’allora primo cittadino che confidò genericamente il 24 agosto 2010 all’ex procuratore capo di Vallo della Lucania, Alfredo Greco riservandosi poi di raccogliere tutto in una denuncia più circostanziata. Esposto che non venne mai presentata da Vassallo perché ucciso la sera prima dell’appuntamento alla Compagnia dei Carabinieri di Agropoli.  Vassallo aveva scoperto, con molta probabilità, i responsabili di quei traffici e anche il coinvolgimento di uomini dell’Arma, oggi finiti sul registro degli indagati. Droga, che da una ricostruzione di una intercettazione telefonica della moglie del carabiniere Lazzaro Cioffi: “era trasportata a mezzo di imbarcazioni che partivano dal porto di Castellamare di Stabia. La droga veniva presa nelle zone di Secondigliano da alcuni esponenti del clan Amato/Pagano, caricata sulle imbarcazioni al porto di Castellamare e di qui veniva condotta al porto di Acciaroli da dove poi veniva smistata per la Calabria e per la zona del Cilento”.

Un omicidio, sempre secondo gli atti investigativi che hanno raccolto testimonianze, intercettazioni e riscontri, preceduto da un sopralluogo da parte dei Ridosso e Cipriano e seguito, poi da una attività di depistaggio ad opera dei carabinieri oggi indagati. Depistaggio che sarebbe stato messo in campo per far ricadere i sospetti su Bruno Damiani, detto ‘O brasiliano’, il primo che fu indagato per l’omicidio del sindaco pescatore. Prove costruite da carabinieri in licenza ad Acciaroli e in servizio presso altri comandi e stazioni e che nel corso del tempo avrebbero fatto emergere delle anomalie e insospettito gli inquirenti. Un attivismo quello del colonello (presente sul luogo del delitto fin dal momento dei rilievi) e del suo collaboratore finito sotto la lente d’ingrandimento della Procura che oggi prosegue le indagini e annuncia una prima svolta.

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