Anna lancia la sfida dal palco di Miss Italia: «Siano ammesse anche ragazze disabili»

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di Adriano Rescigno

Anna Adamo, tra libri ed iniziative a sostegno delle persone affette da disabilità. Non solo tv, ma anche la passerella più prestigiosa d’Italia, quella di Miss Italia. «Nel mondo dello spettacolo non si può ancora, per niente, parlare di inclusione».

Com’è iniziata questa tua avventura?
«Ho partecipato alla selezione di Miss Italia tenutasi a Calvanico lo scorso 4 agosto. Avrei voluto partecipare già qualche tempo fa ma quando si avvicinava il momento di recarmi nel luogo in cui si sarebbe tenuto il casting, presa dallo sconforto, mi tiravo indietro e non mi ci recavo più. Poi ho tirato fuori il coraggio e mi sono decisa ad andarci. Appena arrivata, ho subito comunicato alla collaboratrice di non essermi presentata per essere ammessa in gara e partecipare, perché so che se lo avessi fatto avrei messo in difficoltà la giuria e probabilmente sarei anche potuta passare per quella che vuole suscitare compassione negli altri. Io non voglio tutto questo. Voglio essere trattata come tutte le altre persone. Voglio essere quella donna che combatte per far sì che ai disabili vengono concesse le stesse opportunità dei normodotati. Le ho detto che avrei voluto prender parte alla serata per dimostrare che la disabilità non è un limite. E per chiedere soprattutto a Patrizia Mirigliani di ammettere in gara anche ragazze con qualsiasi tipo di disabilità, comprese le ragazze in carrozzina. Perché la bellezza non risiede solo in un corpo perfetto. Ci sono imperfezioni di una bellezza indescrivibile e noi persone disabili, soprattutto se donne, sappiamo dimostrarlo benissimo, bisogna solo metterci alla prova. Se non ci amiamo, come possiamo pretendere che gli altri ci amino?».

Cosa vuol dire per una persona affetta da disabilità salire su quel palco?
«Significa finalmente essere considerata una persona come tutte le altre. Significa aver capito che oltre una disabilità può esserci molto di più, ossia un essere umano con tanti sogni e progetti. Significa che la disabilità non è un limite, ma i limiti sono solo negli occhi di chi guarda».

Quante limitazioni ancora devono subire le persone con disabilità all’interno della moda e dello spettacolo?
«Il mondo della moda e dello spettacolo sono accessibili solo in parte alle persone con disabilità. È vero che da qualche tempo si vedono in televisione modelle disabili, ma si tratta di ragazze che hanno una protesi oppure non hanno un braccio e conducono una vita al 99% normale. Questa non può essere considerata vera apertura. Non ho ancora visto modelle che deambulino con le stampelle o siano in carrozzina. Perché fare differenze anche riguardo il tipo di disabilità? Non credo sia una cosa giusta! Si potrà parlare di apertura del mondo dello spettacolo e della moda nei confronti della disabilità, solo nel momento in cui ci saranno modelle con ogni tipo di disabilità».

Cosa ti auguri?
«Mi auguro che il mio messaggio possa essere fonte di forza per tutte ragazze disabili che si vergognano del proprio corpo. Vorrei capissero che non bisogna aver paura di mettersi in gioco e di esporre le proprie ferite, perché queste ultime possono essere la cosa più bella che posseggono. Vorrei inoltre che il mio messaggio arrivasse quanto prima alla patron di Miss Italia, Patrizia Mirigliani, e quest’ultima lo prendesse in considerazione, ammettendo in gara a partire dal prossimo anno ragazze con ogni tipo di disabilità. Mi auguro che un giorno a realizzare il sogno di diventare Miss Italia possa essere una ragazza con disabilità».

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