Il teatro sociale per abbattere barriere e pregiudizi

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di Luana Izzo*

Frequentemente le cronache portano alla ribalta storie di bullismo, violenza, omofobia, razzismo, e spesso protagonisti di questi episodi sono ragazzi. Lavorando con bambini e ragazzi di diversa età come formatrice teatrale noto la necessità innanzitutto di parlare con loro e di far conoscere realtà, tematiche, a volte anche scomode o ritenute tabù dalla società, e questo perché solo ciò che conosciamo può far svanire la paura di ciò che è diverso o lontano da noi. Inoltre quello che riscontro è la necessità di educare al sentimento.

Il sentimento è la capacità di dare un giudizio di valore a una cosa; di valutare l’importanza che un oggetto della realtà ha per una persona. È una valutazione soggettiva perché il valore viene attribuito dall’individuo sulla base dei suoi gusti ma è anche la capacità di capire i valori sostanziali delle cose, di saper giudicare se una cosa è positiva o negativa, se conta o non è significativa.

Educare al sentimento significa quindi insegnare a cogliere l’importanza delle cose, a dar loro un valore. Significa anche imparare a saper mettere in relazione i valori, a selezionare quelli più importanti e quelli meno, a saper impostare con giudizio una scala di valori. Una scala di valori che i giovani devono imparare a costruire personalmente senza essere falsati dai media, dalle tendenze, dalle mode. Il teatro è un potente mezzo formativo, uno strumento di aggregazione, uno strumento con cui conoscere e sperimentare.

Il teatro sociale in particolare è terreno fertile per la crescita di un’umanità varia, aperta, integrata. Niente muri o barriere: anche la diversità trova accoglienza e ascolto, anzi diventa oggetto e soggetto creativo. Il teatro sociale ha in sé la forza di chi sa scardinare preconcetti e pregiudizi, di chi sa ricercare ed esplorare nuovi linguaggi. Lavorare sul teatro sociale e portare in scena tematiche come bullismo, violenza, omofobia, razzismo consente ai ragazzi di conoscere, di capire, confrontarsi ed attribuire un valore a ciò che stanno vivendo. Lavorare su questi aspetti significa lavorare sulla società del domani, significa costruire cultura e come scrisse Claudio Abbado in una sua celebre massima: “La cultura è un bene comune primario come l’acqua; i teatri, le biblioteche, i cinema sono come tanti acquedotti”.

*Officina teatrale Primomito

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