Serie A: problemi sanitari e di portafogli. Ma a rischio sono le realtà di provincia

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di Matteo Maiorano – In questi minuti l’assemblea di A sta discutendo dei problemi all’ordine del giorno. Tra questi c’è inevitabilmente il nodo calendari: tra favorevoli e contrari i membri decideranno le sorti della stagione, tenendo in considerazione gli aspetti emergenziali legati al Coronavirus. E se quanto afferma il patron veronese Setti “Il calcio è industria e crea posti di lavoro” è sacrosanto e innegabile, non si può non tener conto dei risvolti che il Covid-19, dal punto di vista sanitario ma non solo, ha avuto sul mondo del calcio. Il fattore economico, questa crisi che si è abbattuta sul nostro sport, la peggiore degli ultimi 75 anni, rischia di mettere in secondo piano il pericolo relativo agli spostamenti, che coinvolgono migliaia di sportivi in tutta Italia. Una visione squisitamente capitalistica dell’azienda calcio rischia di farci dimenticare che gli stessi atleti non sono supereoi ma persone comuni. E la stessa scelta di giocare a porte chiuse è efficace ma non esclusiva, dal momento che sono centinaia le persone che non possono, per forza di cose, rispettare la distanza minima richiesta di un metro l’uno dall’altro. Chiedere a Ferrero, patron blucerchiato, di far scendere in campo la propria squadra, è davvero impensabile: la società genovese è la più colpita dello Stivale (sette i tesserati infetti dal Covid-19) e lo stesso presidente ha dichiarato che non può obbligare i propri atleti a tornare in campo, considerato il fatto che sono ancora ignote le conseguenze che il virus può avere in merito all’idoneità sportiva. A rischiare realmente sono gli atleti delle categorie dalla Lega Pro alla terza categoria: la metà dei tesserati per società di terza serie guadagna il minimo federale (1.600 euro mensili) e questi rappresentano la categoria più a rischio rispetto al problema del taglio degli stipendi. Di questi bisognerà ricordarsi, perchè rappresentano l’identità delle province italiane e a settembre rischiano di non poter tornare in campo perché le società non sanno neanche se potranno garantire l’iscrizione ai campionati.

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