Angela racconta papà Bruno: “Una vita spesa per la Salernitana”

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di Matteo Maiorano – Avesse avuto sette vite le avrebbe dedicate tutte alla sua squadra e alla propria famiglia. Bruno Somma era questo, ma anche molto di più. Nei 27 anni trascorsi dietro alla scrivania, l’ex segretario della Salernitana (nei quadri dirigenziali ininterrottamente dal ’46 al ’67) ha fatto del rinnovo un’arte: ha cambiato veste numerose volte, consacrando la propria vita alla sua amata Salernitana. Quando era lontano dal rettangolo verde, il suo pensiero era rivolto sempre al lavoro. La terzogenita Angela seguiva il padre dalla camera da pranzo alle gradinate del Vestuti e ne incarna tutti gli aspetti. L’attuale presidentessa del Salerno Basket92 ricorda con grande affetto papà Bruno, nei giorni in cui il docufilm “Una vita granata” a lui dedicato è liberamente disponibile sul web.


Chi era Bruno Somma?


“Era il factotum della Salernitana. Ho seguito mio padre in tutto il suo percorso. Il granata non era un semplice colore: era una passione. Sotto il profilo economico non abbiamo tratto grossi benefici: erano altri tempi e il calcio viveva una sorta di autofinanziamento. Papà rappresentava una figura come poche altre oggi, dividendo la propria vita tra famiglia e lavoro. Purtroppo la vita frenetica ce l’ha portato via: soffriva di problemi al fegato e i ritmi che manteneva non gli hanno certo fatto bene. Ma era il suo modus vivendi”.


La sua trattativa probabilmente più importante in granata fu quella che portò un certo Pierino Prati all’ombra del Vestuti.


“Aveva consolidato una solida amicizia con il Milan di Passalacqua. Era uno dei migliori dell’epoca in fatto di mercato: Prati, non a caso, lo ha scoperto lui. Difatti nell’estate del ’66, quando la Salernitana trattò la permanenza dell’attaccante, il Milan rispose picche. I dirigenti rossoneri si fidavano soltanto di Bruno Somma”.

Quasi un antesignano della moderna figura di manager.


“Trattative, aspetti bruocratici, fiuto per gli affari, direttore sportivo e infine segretario. Come lo definì Bruno Carmando diversi anni fa: “Bruno era tutta la Salernitana”.


Quanto è cambiato il mondo del calcio da allora?


“Allora chi lavorava in società aveva un sano attaccamento al tessuto sociale della città. Mi capitava spesso di raggiungere la squadra in ritiro ad Acerno, con i calciatori si affermava un rapporto di natura familiare. Adesso le squadre sono delle aziende”.

A quali figure era maggiormente legato Bruno Somma?


“Il presidente Michele Gagliardi e l’avvocato Tedesco. Erano grandi amici, gente che investiva esclusivamente per passione”.


Cosa l’ha sorpresa del docufilm realizzato sulla vita di suo padre?

“Anzitutto la somiglianza tra lui e mio fratello Adolfo, che interpreta papà Bruno. Hanno tratti somatici identici ed anche nei movimenti è praticamente uguale. Poi il certosino lavoro di mio nipote Mario Pacifico: tutte le testimonianze raccolte hanno meglio inquadrato quanto fatto da mio padre per la Salernitana. Per me è stata una grande emozione: posso dire di aver rivissuto la sua figura una seconda volta”.


Angela Somma oggi ha però un’altra passione: in che modo si è avvicinata al basket?


“Aspetti, perchè quando ero ragazzina ero un fenomeno con il pallone tra i piedi, ero davvero brava. Quando facevamo l’estrazione per scegliere i compagni di squadra ero quella maggiormente selezionata. Ho esordito nella Salernitana Femminile, ma alla scomparsa di mio padre ho messo da parte il mondo del calcio. E’ un movimento in cui non mi rispecchiavo più per tanti motivi, ero molto delusa. Il basket ha rappresentato il mio rilancio: da giovane impiegai 3 anni per raggiungere la cadetteria. Posso dire che lo sport è il mio forte”.

Dal parquet alla scrivania, è tornata un pò alle origini…


“Nel ’92 abbiamo fondato la società a Battipaglia, per poi spostare gli interessi societari, nel 2013, nel capoluogo cambiando la denominazione. Il mio interesse è quello di avvicinare la città a questi sport considerati minori e secondari rispetto al calcio. Tuttavia rappresentano l’ultima testimonianza diretta di quei valori andati perduti”.

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