Cartolina, un saluto dal sapore vintage

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di Pippo Della Corte

“Mi spedisci una cartolina?”. Quante volte abbiamo pronunciato e ascoltato questa frase? Con amici e parenti un tempo non poi lontanissimo ci scambiavamo cartoline di saluti quando si andava in vacanza. Gli album dei ricordi ne sono pieni. Mare, montagna, città d’arte per non parlare di quelle osé che facevano la gioia di adolescenti focosi in cerca del proibito.

Oggi, quella forma di comunicazione scritta ha un sapore vintage che riporta la mente ad usi e costumi scomparsi perché soppiantati dalla invadente tecnologia dell’istante. Tutto avviene e deve avvenire in tempo reale, pubblicando sui social media qualsiasi cosa.

E’ uno straripare di foto che ritraggono luoghi, eventi, persone e tavole imbandite. La lentezza dell’attesa e la riflessione della scrittura hanno ceduto il passo alla rapidità vorace del tutto e subito. La cartolina ha compiuto centocinquanta anni, la prima venne spedita dall’amministrazione postale austro-ungarica nel 1869: uno spartano cartoncino bianco preaffrancato.

Da allora in avanti la cartolina ha conosciuto grandi successi, veri momenti di gloria riuscendo a raccontare posti lontani a chi rimaneva stanziale nel paese d’origine potendo solo immaginare nuove città e località da favola. Non solo vacanzieri, ma anche militari e operai emigrati all’estero hanno fatto un utilizzo massiccio delle cartoline attraverso cui poter esprimere gioie e speranze, dispiaceri e delusioni. I negozi di souvenir e alcune edicole ne conservano ancora tante in attesa di essere acquistate, sebbene ingiallite dal sole e irrigidite dal trascorrere del tempo. Le più belle possono essere reperite facilmente presso le bancarelle delle fiere dell’antiquariato: avamposti di difesa a tutela del passato.

All’inizio erano solo in bianco e nero, poi l’avvento del colore ne attribuì un sapore più fresco, di modernità. Ne sono state inviate milioni in tutto il mondo, sollecitando in chi le aspettava un’ansia benevola, figlia della romantica inquietudine. I collezionisti e gli appassionati conoscono tutto della cartolina e ne sono diventati fieri e attenti custodi.

E’ lì che è racchiusa buona parte della memoria collettiva, narrata da coloro che negli anni hanno voluto esternare sentimenti e saluti intingendo la penna nel calamaio e poi utilizzando le più comode biro.

Gesti scomparsi a cui le vecchie generazioni sono, però, ancora legate visto che gli anziani ne conservano numerose ricevute durante la loro spensierata gioventù. Spiace notare, però, che tra alcuni anni non ci sarà più traccia materiale degli spostamenti e delle trasferte considerato che tutto è relegato alla virtualità della rete, immenso contenitore che ingloba ogni cosa, ogni momento, ogni ricordo. La contemporaneità non prevede la carta come forma di comunicazione avendo preferito la digitalizzazione informatizzata delegando tutto ad internet.

“Non capisco cosa intendi fare quando mi spedisci cartoline con vedute delle piazze, delle piazze principali dei paesi dove passi quando in giro vai…” (Mina – Cartoline).

Un tempo si cantava così.

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