Cava Basket, nuovi protocolli e vecchi problemi: «La Fip ascolti le nostre richieste»

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di Matteo Maiorano

Il Cava Basket ripartirà dalla serie D. Il sodalizio caro a patron Emilio Maddalo ha rinunciato all’iscrizione in serie C Silver, ridimensionando per categoria il progetto prima squadra. Grande attenzione sarà data alle formazioni under e a quei vivai che possono rimpinguare il numero di atleti metelliani nel roster di coach Alfonso Senatore.

LA DECISIONE – È la fine di un ciclo in terra cavese. La scelta della dirigenza, che solo a seguito di un lungo summit ha optato per il ricollocamento, poggia su valutazioni di carattere strutturale, organizzativo ed economico. La pandemia ha inevitabilmente ridotto la presenza sulla scena cestistica provinciale degli sponsor, che dovranno rivedere al ribasso gli investimenti nel mondo dello sport alla luce della crisi economico-finanziaria del Paese. «La promozione in C Gold è sfuggita due volte – ricorda Emilio Maddalo, presidente blufoncè – segno tangibile che la società ha lavorato alacremente in questi anni per garantire un determinato livello di competitività del roster cittadino».

CARENZA DI STRUTTURE – Il salto di categoria avrebbe permesso al sodalizio vetrine più prestigiose «ma avremmo dovuto giocare a Nocera o Salerno, a causa della non adeguatezza delle strutture del territorio». Una ferita aperta per chi investe sul settore giovanile e punta a valorizzare la cantera: «I campi sono occupati anche da associazioni che, da un punto di vista logistico, potrebbero occupare spazi diversi dalla palestra Mauro e Gino Avella. Questo, però, non risolverebbe i nostri problemi: serve un impianto a Cava de’ Tirreni dove poter fare attività sportiva, non solo pallacanestro. L’amministrazione – sottolinea Maddalo – deve dare indicazioni precise, perché allo stato di cose non possiamo fare programmazione a lungo termine». Il gioco, in questo caso, non vale la candela: «Non vale la pena investire senza strutture: tanto vale partecipare alla serie D, far crescere i nostri giovani e valorizzare il lavoro dello staff tecnico. Poi, il giorno in cui la città di Cava de’ Tirreni metterà in condizione il Cava Basket di fare il salto di qualità, non ci tireremo indietro».

I PROTOCOLLI – Il basket dovrà adeguarsi alle nuove misure in materia sanitaria. Il mondo della palla a spicchi chiede norme disegnate in base all’emergenza. Se l’Italia sembra aver infatti superato la fase più critica della pandemia, lo sport, rispettando tutte le misure di contenimento previste, potrebbe adeguare le misure al nuovo momento storico, con la speranza di non dover nuovamente sospendere l’attività. Cava Basket, in occasione di un camp estivo andato in rassegna nel luglio scorso, ha già messo in pratica quanto varato dal comitato tecnico-scientifico. «Un numero limitato di atleti, ingressi laterali e controllo della temperatura corporea all’ingresso: è filato tutto liscio. La gara vera e propria però presenta tutta una serie di difficoltà a cui dovremo far fronte. Ritengo che il protocollo – precisa Maddalo – potrebbe essere semplificato ma nessuno vuole prendersi la responsabilità di lavorarci sopra».Norme covid da un lato, palestre scolastiche dall’altro: il dubbio degli addetti ai lavori è se sarà percorribile il connubio tra due enti con interessi parzialmente convergenti, alla luce dei recenti accadimenti in materia sanitaria. «Non sarà semplice. I presidenti stanno letteralmente combattendo con la Fip, necessitiamo di un supporto. I presidi hanno assoluta facoltà di negarci l’accesso alle palestre, in qualunque momento». Nei territori, ricordiamo, il 99% dei movimenti amatoriali, soprattutto giovanili, si sviluppano e sono gestiti presso istituti scolastici. «La Federazione potrebbe contribuire a quelli che sono i costi, svincolando le scuole dal costo di sanificazione di spazi che verrebbero utilizzati tutti i giorni».

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