Colantuono non mangia il panettone

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di Matteo Maiorano

Adieu mister. Le dimissioni di Stefano Colantuono sono l’ennesimo fulmine nella tempesta a tinte granata. Il tecnico di Anzio, nella notte di lunedì, ha annunciato le inattese dimissioni, lasciando la Salernitana al dodicesimo posto, frutto di 5 vittorie, 5 pareggi ed altrettante sconfitte.

Fatale per l’allenatore la debacle di Carpi, che ha tenuto aperto un ciclo terribile di 4 sconfitte in 5 uscite. L’ex trainer granata ha maturato una scelta non facile e rara nel calcio di oggi: le dimissioni fanno perdere all’ex Atalanta il ricco rinnovo firmato a luglio scorso.

“Con la speranza che l’ambiente possa rasserenarsi e trovare nuovo slancio”, sono le parole a caldo dell’ex Atalanta, che augura alla torcida granata le migliori fortune. A nulla sono bastate le rassicurazioni sulla sua posizione da parte della società, la quale aveva prontamente fatto scudo attorno al tecnico dopo la sconfitta del Cabassi.

Colantuono, in un anno esatto da quando siede sulla panchina dell’Arechi, ha raccolto 48 punti in 39 gare, con la media di 1,2 punti a partita, addirittura meno del suo predecessore Bollini, il quale fu liquidato dai co-patron dodici mesi fa. Per Colantuono, dopo le esaltanti stagioni a Bergamo in serie A, sembra non esserci più pace: di Udine si ricorda solo il blitz esterno dell’Allianz di Torino, a Bari il tecnico ha raggiunto il medesimo risultato di Salerno, lasciando i pugliesi lontano dalle zone nobili, mentre l’esperienza di Salerno lascia perplessità sia al tecnico che alla squadra, che deve tornare a pedalare velocemente se non vuole perdere il treno play-off.

La Salernitana è ormai alla ricerca di una propria identità da tempo: gli spareggi sono alla portata, ma quest’anno il gruppo sembra ancora non aver trovato la quadra del cerchio. Alle porte tre partite che dovranno inevitabilmente legittimare gli obiettivi prefissati ad inizio torneo: Foggia, Cosenza e Pescara sono formazioni alla portata dell’undici granata, che dovrà necessariamente rialzare la testa.

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