Genovesi, uno spirito illuminato

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di Michele Di Popolo

Quello di Antonio Genovesi è un nome che, a molti salernitani, probabilemente non dice nulla; ad altri ricorda solamente una scuola, un istituto di istruzione superiore. In pochi sanno che fu un grande pensatore della sua epoca, uno dei maggiori illuministi del Regno Delle Due Sicilie.

Nacque a Castiglione del Genovesi nel 1713 e morì a Napoli nel 1769. Il padre lo indirizzò in tenera età verso gli studi. Per poter studiare fu avviato alla vita ecclesiastica e nel 1738, a venticinque anni, venne ordinato sacerdote e, dopo pochi mesi, si trasferì a Napoli. Nella capitale entrò in contatto con Giambattista Vico, di cui fu allievo, e nel 1741 ottenne la cattedra universitaria di metafisica e successivamente quella di etica.

Dal 1754, divenne titolare di una cattedra di Economia (“Commercio e Meccanica”), istituita appositamente per lui. Per la prima volta in Europa, quindi nel mondo, una cattedra universitaria veniva dedicata all’insegnamento delle discipline economiche. Era anche la prima cattedra assegnata per pubblico concorso, escludendo i membri del clero regolare, e la prima ad imporre l’obbligo di tenere le lezioni in Italiano. Antonio Genovesi vide nell’istruzione popolare un fattore determinante di progresso civile. Una considerazione scontata, si direbbe oggi.

Non lo era nel ‘700, dove la cultura era appannaggio esclusivo dell’aristocrazia e del clero. Ma la modernità di Antonio Genovesi va ben oltre: egli sostenne il primato della ragione, la necessità di studiare le scienze e l’economia, perfette sconosciute in un’epoca in cui lo studio era quello del latino e dei classici consentiti dalla Chiesa. Spirito illuminato, il Genovesi esaltò il lavoro come motore di sviluppo e propugnò l’autonomia dello Stato da ogni ingerenza del Papa.

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