Givova Scafati, Rossato e il feeling con il Pala Mangano: “Un pubblico speciale”

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di Matteo Maiorano – Vuole tornare a respirare l’aria del Pala Mangano Riccardo Rossato. Il cestista, al suo terzo anno con la casacca gialloblu, scalpita in vista della ripresa dell’attività. Lo stop forzato a causa della pandemia ha rappresentato una battuta d’arresto notevole per il mondo dello sport e degli sportivi. Gli atleti, che hanno dovuto sospendere gli allenamenti, si sono ritrovati a fare i conti con incognite ben maggiori dei colleghi calciatori, non potendo infatti fruire degli impianti da gioco e svolgendo esercizi di base nelle proprie abitazioni. A quasi cinque mesi dall’inizio della crisi sanitaria, il basket prova ora a rialzarsi. Vedere il pubblico sugli spalti è al momento una fuga dalla realtà, come affermato dal Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, ma la voglia di basket giocato è tangibile, attraverso le impressioni dei protagonisti. Le ambizioni di Scafati, a due mesi dal ritorno in campo, filtrano dalle parole di Rossato, che non vede l’ora di tornare nella sua seconda casa e riprendere il cammino interrotto lo scorso marzo.

Rossato, come ha vissuto la fase più acuta dell’emergenza?

È stata dura per tutti, sono stati momenti difficili che speriamo di mettere alle spalle quanto prima. Ora voglio solo pensare alla preparazione».

Ha giocato in passato al Casalpusterlengo, uno dei territori più colpiti dall’epidemia.

«Lì ho conosciuto un ambiente molto vivace, dove il basket rappresenta un fatto sociale. Ma la tragedia che mi ha più ha colpito da vicino si è consumata vicino casa mia, dove purtroppo sono scomparse due persone che conoscevo. Il virus non è scomparso e dobbiamo continuare a tenere alta l’attenzione».

Il basket può rappresentare un fattore per la ripresa sociale dei territori.

«Sottoscrivo. Basta vedere in America la scossa data dalla ripresa della Nba».

Che idea si è fatto del roster allestito da Longobardi?

«La squadra è di prima fascia, un misto di veterani della categoria e giovani interessanti che potranno dire la loro nell’arco della stagione. Conosco molto bene Marino, Benvenuti e Cucci, mentre con gli altri abbiamo giocato contro in tante occasioni. Abbiamo tutte le carte in regola per fare bene, sta a noi rimboccarci le maniche per arrivare agli obiettivi prefissati: l’idea, neanche tanto celata, è quella di fare un campionato di vertice».

Lei che conosce bene l’ambiente del Pala Mangano, quanto perde Scafati senza i suoi tifosi sugli spalti?

«Il pubblico gialloblu è straordinario, speciale sia in casa che in trasferta. Rappresenta il nostro sesto uomo: tra averli e non averli al nostro fianco fa tutta la differenza del mondo. Ricordo con affetto le partite a Latina, Bergamo e Napoli: sembrava di giocare in casa. Non ho mai giocato senza pubblico, credo che le squadre punteranno esclusivamente sulle motivazioni individuali. Quando si parte male, soprattutto in casa, il pubblico dà una carica esplosiva impressionante, che spinge letteralmente la palla a canestro».

Sente di poter far propria l’affermazione secondo la quale il covid19 ha frenato la rincorsa della squadra, lo scorso anno, verso la promozione?

«L’obiettivo era figurare nelle prime posizioni ma questo traguardo lo avremmo mancato in ogni caso. Mancavano diverse partite, avremmo agguantato i play-off per i capelli e a quel punto avremmo detto la nostra. È mancata la chimica di squadra: abbiamo alternato roboanti trionfi esterni con battute d’arresto casalinghe a dispetto di compagini ampiamente alla nostra portata».

Sarà lei il capitano della squadra?

«Sarebbe un privilegio. Avere la fascia, in una piazza come Scafati, sarebbe il massimo. Ma il roster conta atleti fuori categoria, che da anni giocano ad altissimi livelli, quindi anche se dovesse andare ad un mio compagno sarei felice ugualmente».

Come ritroverà patron Longobardi?

«Il presidente vorrà vincere, come ogni anno. I successi sono nel suo dna. Ho la fortuna di giocare per una società seria. Quando si è presentata la criticità degli stipendi, abbiamo trovato l’accordo sia per la stagione andata agli archivi che per quella successiva, mentre miei colleghi di altre realtà non sono riusciti neanche ad intavolare la trattativa. Ho sentito ragazzi che lamentavano anche tre mensilità arretrate per via di aziende in fallimento, persone adulte con responsabilità anche maggiori delle mie. Ero preoccupato per il campionato, avevo previsto minori investimenti da parte delle squadre ma sono stati messi in piedi roster parecchio competitivi, non era scontato. Qualcosa, alla fine, è andata per il verso giusto».

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