Janus River, il ciclista più famoso al mondo fa tappa a Salerno

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di Matteo Maiorano

Volontà di ferro come i veri siberiani, sguardo mite e deciso e la convinzione che in sella alla propria bicicletta vi sia una messaggio forte da comunicare. Libertà è la sua parola d’ordine. Già perché Janus River non ne vuole sapere di fermarsi, mai. E’ l’incipit di una storia memorabile, quella vissuta dall’82enne polacco, ma italiano d’adozione. Ciclista per la vita, River da 19 anni gira in sella per il mondo. E non ci pensa proprio a fermarsi. «Ho iniziato all’improvviso nel gennaio del 2000, senza dire nulla a nessuno. Partì da Roma e con la mia due ruote decisi che era ora di dare una scossa alla mia vita. Ho vissuto in Italia 30 anni, svolgendo diverse mansioni nel tempo».

All’improvviso la scintilla: «Lasciai casa, amici e parenti. Ero ormai alla soglia della vecchiaia e il 31 dicembre del ’99 lasciai la capitale con tre euro e un sacco a pelo alla volta delle meraviglie del mondo. Volevo lasciare il segno, fare qualcosa di unico, irripetibile, da raccontare».

La prima tappa di River furono le isole Canarie: «Da lì ho iniziato a conoscere e visitare le bellezze del vecchio continente, senza mai fermarmi. La mia vita scorre veloce, non voglio perdermi nulla di ciò che mi circonda». Regime di ferro quello seguito dal siberiano: «Dormo circa 9 ore al giorno, ho bisogno del giusto tempo per riposare dagli affanni del giorno. A colazione mangio cornetto e cappuccino, a pranzo invece un primo e insalata. Prima di andare a letto mangio un frutto d’occasione. Non ho mai tempo di pensare, perché sono sempre proiettato al domani». Il traguardo è fissato a Pechino, nel 2028: «Allora avrò 92 anni, non so se ci sarò e come sarò. Dopo l’Italia andrò 5 anni in sud America: la tappa oltreoceano è obbligata, perché mi affascina la cultura dei paesi latini. Il giro inizierà dalla pericolosa Venezuela e terminerà in Patagonia».

River ha già programmato cosa fare al termine del suo personalissimo world tour: «Vorrei riposare in una delle tante isole di cui si compone l’Oceania. Da qualche parte si deve pur morire». Il traguardo non è così irraggiungibile: «Godo di ottima salute e in tutta la mia esistenza non sono mai andato da un dottore, mai un acciacco fisico. Con tre euro riesco a godere delle bellezze della natura: tutti sono al corrente della mia storia e mi accolgono come fossi autoctono. A Salerno sono stato trattato da re: ringrazio il sindaco e il presidente della Provincia per aver trovato il tempo di ospitarmi. Napoli e Strianese, insieme ad altri primi cittadini del territorio, mi hanno fatto sempre sentire a casa. Ringrazio inoltre le attività che mi stanno accompagnando in questo percorso e permettono di vivere con pochi spiccioli, alla giornata».

L’Italia è il paese dell’accoglienza: «Questo popolo è straordinario, sono un figlio del territorio. In questi giorni sto visitando la Costiera e godendo dei panorami unici al mondo che questa terra offre alla vista. Oggi sono a Minori, mentre domani arriverò ad Amalfi, nucleo storico della Divina, per giungere infine a Positano il 1 aprile».

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