L’ADDIO A PIERINO PRATI

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Simbolo della Salernitana in serie B nel 1966

di Matteo Maiorano

Ogni viaggio inizia con un passo. Che tu sia leggenda, meteora o controfigura, hai sempre bisogno di uno spazio dal quale partire. Pierino Prati, all’epoca enfant prodige rossonero, scelse Salerno, dopo una fugace trattativa tra il segretario del Milan Bruno Passalacqua e il suo alter ego granata, Bruno Somma. I due, complice anche il rapporto sedimentato nel corso degli anni, decisero di far convergere la Peste, come fu poi successivamente soprannominato Prati, al pari di Corbellini, in terra granata. In una manciata di giorni Somma scrisse la promozione della Salernitana. Arrivato con due pesanti valigie all’ombra del Vestuti, iconicamente come un emigrato che riabbraccia la propria famiglia, Prati contribuì alla promozione della truppa allora allenata da Tom Rosati all’incredibile promozione del 1966. Il talento di Cinisello Balsamo impiegò poco per ritagliarsi uno spazio importante nello scacchiere tattico dello zio Tom. La Salernitana inizia a macinare vittorie in campionato, ma il Cosenza di Campanini resta francobollato all’undici granata. L’equilibrio rischia di spezzarsi a Torre Annunziata: Prati è vittima di un grave infortunio che ne pregiudicherà la stagione. Somma teme, Rosati studia, la Salernitana stringe i denti ma non molla: quindici lunghissime settimane tengono in infermeria Prati e in apprensione la piazza, mentre in campo il Cosenza risponde colpo su colpo alla Bersagliera. Al ritorno in campo, Prati sarà ancora una volta decisivo sia sotto il profilo realizzativo (dieci le marcature al termine della stagione, NdR), che nelle vesti di leader, conducendo per mano la squadra anche nel periodo di riabilitazione, sotto la cura del Mago Carmando, che tentò in tutti i modi di accorciare i tempi di recupero. La Salernitana terminerà la stagione con un pareggio contro L’Aquila, minimo necessario per maturare la promozione dopo che il Cosenza era arrivato a pari punti in classifica. Un’icona per la nostra città: Prati era visceralmente legato alla Salernitana e ai suoi tifosi, dei quali era diventato ben presto un beniamino, facendo maturare nel Prati calciatore prima e nell’uomo poi l’idea che il sogno che custodiva nel cassetto da bambino, non era poi tanto distante dal mondo reale, aristotelico cui si stava affacciando. Non sorprende quindi di ritrovare nei successi che seguiranno, sotto l’ala del severo Nereo Rocco, un pizzico di sana follia granata, che Prati ereditò all’ombra del Vestuti tra sorrisi e sconfinata passione.

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