Noe e Nas sempre più depotenziati Ultimo: «E’ un genocidio culturale»

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di Adriano Rescigno

Quelli ambientali e contro la salute pubblica possono essere considerati i reati del secolo. «Quello ai danni dei carabinieri appartenenti al Noe e al Nas è un vero e proprio genocidio culturale»: questo, invece, l’accorato appello del colonnello “Ultimo”, al secolo Sergio De Caprio.

Con la Campania sull’orlo di una nuova emergenza rifiuti, che troverebbe nel prossimo mese di settembre l’incipit, le parole del colonnello che mise le manette a Totò Riina il 15 gennaio del 1993, a capo del “Sim Carabinieri” (l’unico sindacato militare che tutela diritti e interessi, singolarmente o come reparti, degli uomini dell’Arma) giungono come un monito nel corso di una lotta sindacale con il comando generale dell’Arma dei carabinieri al fine di non smantellare o demansionare i nuclei antisofisticazione ed ecologico-ambientale: «La lotta per la salute e difesa dell’ambiente è da sempre una priorità, c’è un problema grande. Come sindacato abbiamo posto la questione all’attenzione al comando generale dell’Arma affinché revochi immediatamente una circolare che dopo quindici anni stabilisce il trasferimento dei carabinieri del Noe. Si tratta di una cosa gravissima e credo che i cittadini debbano impedire questo genocidio culturale dei carabinieri del Noe e del Nas».

Fondamentali, dunque, sono questi due nuclei speciali dei carabinieri nello smantellare attività illecite legate allo smaltimento, alla raccolta e al trasporto dei rifiuti, soprattutto in periodi di crisi o pre crisi che purtroppo la regione Campania con gravi ripercussioni sulla provincia di Salerno, vive ciclicamente.

“Ultimo”, in visita a Cava de’ Terreni, si è soffermato anche sull’argomento scorte che lo ha coinvolto da vicino, dal momento che il Tar del Lazio gli ha restituito la scorta (che sarebbe dovuta essere revocata il prossimo 3 settembre, giorno dell’anniversario della morte del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa): dopo mesi di revoche e sospensioni, i giudici hanno accolto la tesi difensiva presentata dall’avvocato Antonino Galletti lo scorso 25 giugno. «Le scorte sono responsabilità di chi amministra e gestisce la sicurezza: sono loro a dover rendere conto ai cittadini di come la gestiscono, non a me, che non sono niente. Io mi dono agli altri, non ho polemiche da fare, ci sono gli avvocati che difendono i diritti dei cittadini e io sono un comune cittadino», ha concluso il colonnello.

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