Pantani si racconta: «Frizioni con Rosati. Tornai da Brindisi in autostop»

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di Matteo Maiorano

«Dopo la sconfitta di Brindisi tornai facendo l’autostop». Una carriera emozionante quella di Mauro Pantani, che a Salerno non riuscì nell’impresa di regalare la cadetteria alla torcida granata. Mezzala granata nel triennio tra il ’70 e ’72, il nome di Mauro Pantani è ancora impresso nella mente a distanza di quarant’anni: un calciatore di un’altra epoca, che ha fatto piangere di gioia i tifosi. 
Il nome di Pantani riecheggia ancora all’ombra del Vestuti…
«Salerno è una città fantastica. E’ un territorio che ho particolarmente nel cuore, lì ho trascorso gli anni più emozionanti della mia carriera. Le giornate passavano tra la Costiera Amalfitana e il centro storico, vedevo borghi di una bellezza unica e incredibile. A Salerno vivevo un entusiasmo coinvolgente sia d’estate, tra i lidi, che d’inverno, tra i vicoli delle strade. Nei confronti della tifoseria nutro un rispetto che va al di là del semplice vissuto professionale, sono stato amato come uomo e come calciatore in maniera viscerale dai supporters. Quando vai a segno in più di 30 occasioni in due anni è certamente più semplice diventare il beniamino della piazza».  
Che aria respiravano i calciatori all’interno dello spogliatoio?
«Ricordo con piacere le giornate trascorse in mezzo al campo con i compagni. Francesco Cianfrone, Matteo Santucci, Fulvio De Maio, Fausto Daolio, Piero Fraccapani erano i leader di un manipoli di giocatori che sfiorò a più riprese la promozione in B. Il salto di categoria purtroppo sfumò per una serie di circostanze che non permisero al gruppo di regalare la gioia più grande alla tifoseria. Quel risultato avrebbe cambiato tutto…»
A cosa fa riferimento?
«A partite sul finire della stagione. Ma il discorso parte da lontano. Il rapporto con l’allenatore era altalenante. Domenico Rosati era di una preparazione incredibile, ma con lui le cose non andarono come speravo. Iniziammo il campionato alla grande, con lui coltivai un rapporto splendido. Purtroppo l’intesa andò scemando con il prosieguo del torneo: avevamo entrambi una mentalità vincente ma non lo stesso modo di operare, c’erano visioni diverse. Purtroppo il rapporto finì con l’incrinarsi dopo un pareggio con l’Avellino. Andammo a giocare le nostre chance promozione nella trasferta di Brindisi, Rosati decise di mettermi fuori dalla lista dei titolari perché non credeva fossi in grado di giocare anche alla mia età due partite di fila. La squadra incappò in una sonora sconfitta per 3-1 e a mano a mano perse la testa della classifica. Tornai da Brindisi facendo l’autostop. Tutto l’ambiente restò deluso, un campionato gettato alle ortiche. Posso assicurare però che l’ambiente era eccezionale, queste cose purtroppo capitano ovunque. Porterò sempre nel cuore il mio mister».

Pantani è rimasto visceralmente legato al territorio salernitano…

«I tifosi sono stati sempre dalla mia parte, ho vissuto in simbiosi con la città il segmento della mia carriera in maglia granata. Ho anche insegnato educazione fisica presso l’istituto Da Procida, feci una supplenza ai ragazzi che ancora oggi mostrano tramite i social i loro apprezzamenti verso il mio lavoro».

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