Salernitana, diario dalla quarantena: parla Francesco Di Tacchio

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di Matteo Maiorano – “Tornare a giocare in un Arechi deserto non sarà facile”. Francesco Di Tacchio racconta, attraverso la sua abitazione, i giorni della quarantena. Il capitano granata fa il punto sulla stagione, dispensando aneddoti e visioni di gioco di ieri e di oggi. Nodo cruciale il ritorno in campo: Di Tacchio è in attesa come gli altri di direttive da Roma, ma prosegue gli allenamenti sotto i consigli del professor Innocenti.

Come stai trascorrendo la quarantena?

“Svolgo sedute di allenamento mattutine nel mio garage, anche se in assenza di attrezzi. Seguiamo le indicazioni al computer del professor Innocenti. In questi giorni stiamo alternando lavoro di forza e di scarico”

Il punto sulla stagione.

“Eravamo in linea con le ambizioni iniziali e la squadra ha ancora ampi margini di miglioramento. E’ mancata un pizzico di continuità per fare il definitivo salto di qualità e guardare alla promozione diretta. Siamo consapevoli di essere una buona squadra”

Chi è il leader emotivo?

“Sicuramente Walter Lopez. E’ un calciatore che riesce sempre a tenere alto l’umore del gruppo e vanta il massimo rispetto da parte del gruppo”

Il più forte?

“Faccio fatica a fare un solo nome: sono rimasto felicemente sorpreso da Jaroszyński, ha grande carattere e personalità. Gli auguro di arrivare ad alti livelli”.

Come significa essere capitano della Salernitana?

“E’ un atto di stima da parte della società e dei compagni, sono orgoglioso di indossare la fascia. Salerno ti fa sentire al top”.

Cosa pensi della tifoseria?

“A Salerno sto bene, è una piazza molto calorosa, offre tanto e alle volte ti fa tornare con i piedi per terra: abbiamo bisogno sempre di equilibrio”

Vorresti chiudere la carriera a Salerno?

“Qui sto bene e ho un altro anno di contratto. Sarei disponile a proseguire con questa maglia ma l’ultima parola spetta alla società”

Le emozioni del 9 giugno: la trasferta play-out del Penzo cosa ha rappresentato per quel gruppo?

“Ho un ottimo ricordo di quella giornata. E’ la sfida che ricordo con maggiore entusiasmo. Fu la fine di un’annata disastrosa”

Cosa ha inciso negativamente lo scorso anno?

“C’è stato un mix di diversi fattori. In primis i tre cambi di allenatore, che ha costretto la squadra a rivedere alcune gerarchie. Eravamo partiti con altre ambizioni, abbiamo finito per inseguire senza mai riucire a venirne fuori”.

La partita più bella all’Arechi?

“Lo scorso anno contro il Padova, che coincide anche con il primo gol in maglia granata”

D’accordo con la nuova regola dell’Ifab in merito ai cinque cambi?

“La priorità assoluta è quella di tornare a giocare, non sta a me decidere”

La piazza nella quale ti sei trovato meglio?

“Probabilmente al Pisa. Sono stato molto bene: a Gattuso va il merito della mia crescita, fu lui a volermi in Toscana”

Il compagno di squadra più forte con cui hai giocato?

“Ighli Vannucchi quando militavo all’Entella. Era al tramonto della carriera ma quando aveva voglia di vincere le partite lo faceva da solo”

Preferisci giocare da registra o mezzala?

“Agisco meglio dal vertice basso, la mezzala è un ruolo che ho ricoperto poche volte”

La partita che vorresti rigiocare?

“La sconfitta casalinga contro il Benevento all’Arechi. Purtroppo non facemmo nulla di quello che aveva richiesto Ventura”

Come mai la squadra si è bloccata fuori casa?

“Prepari certe partite ma non riesci a impostare il gioco che preferisci, alle volte va dato anche merito agli avversari”.

Come immagini la ripresa senza pubblico?

“Sarà un’atmosfera strana, il calcio è dei tifosi e nel nostro caso fa la differenza”

Il ricordo peggiore all’Arechi?

“La sconfitta interna contro il Cosenza”

Il gruppo è pronto per il grande salto?

“Sì, siamo un gruppo di grandi lavoratori al servizio della squadra. Questo è un fattore che fa la differenza”

Come vivi il rapporto con Ventura?

“Benissimo, il mister vive di calcio ed ha ancora una grande voglia di mettersi in discussione”.

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