Silvestri racconta Mario Scotti Galletta «Leggenda dello sport salernitano»

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di Matteo Maiorano

Il pipelet partenopeo ha rilanciato l’immagine della pallanuoto cittadina con la promozione del 1987. Il ricordo: «Simoncì, prendi tu il più forte»

Un’ eco più profonda della sua immagine. È spirato dopo una lunga battaglia Mario Scotti Galletta, portiere del Settebello campione del mondo a Berlino nel ’78.

Icona della pallanuoto, a Salerno come a Napoli ha lasciato tracce indelebili di un lavoro che resterà scolpito per diversi anni. Personaggio introverso, pretendeva dai compagni abnegazione e cura dei dettagli. La stessa scrupolosità convertita in passione che amava mettere lui stesso in vasca. Divenuto in pochi anni simbolo della Canottieri Napoli, rispettato e temuto dai rivali del Posillipo, all’età di 37 anni e dopo aver vinto 4 scudetti e una coppa Campioni con la calottina giallorossa, Scotti Galletta decise di mettersi ancora in discussione.

Nel 1986 approdò all’allora Comunale di Torrione, a capo di un manipolo di giovani a cui lo stesso Scotti Galletta fece da chioccia. Simone Silvestri, all’epoca 20enne difensore rarinantino, era tra i più vicini in acqua all’esperto Mario, dal quale riceveva sempre consigli in merito a posizionamenti e tattiche per arginare le sortite avversarie. «Era senza ombra di dubbio il nostro valore aggiunto – racconta Simone Silvestri – ricordo ancora gli occhi intimoriti dei nostri avversari: alcuni temevano di fare brutta figura quando scendevano in vasca. La prima parata si rivelava sempre decisiva: quando la palla non entrava Mario dichiarava vinto il suo duello personale con il centroboa».

Silvestri aveva un compito ben definito nell’idea tattica del portiere: «Simoncì, ripeteva, vai a marcà quello, non lo fa muove! Non so in base a cosa preferisse un attaccante rispetto ad un altro ma i suoi consigli erano sempre giusti. Quando accadeva era un onore dirigere l’azione di difesa. Nonostante fossi estremamente giovane credeva molto nelle mie doti tecniche. Quell’anno è entrato nella memoria collettiva di giocatori, dirigenti e tifosi proprio per il carisma e il gran cuore del nostro portiere. La sua figura – sottolinea Silvestri – ha indirizzato la storia della pallanuoto salernitana».

Il settore giovanile era ricco di elementi che avrebbero fatto le fortune della prima squadra: «I fratelli Rampolla, Iannicelli, Giarletta e tanti altri: un gruppo affiatato che è sempre rimasto molto legato al mondo dell’acqua clorata». Il figlio di Mario, Andrea Scotti Galletta, è capitano e allenatore del settore giovanile rarinantino: «Sta facendo un lavoro davvero impeccabile alla direzione degli enfants prodige giallorossi. Il mio sogno è che Salerno possa sviluppare maggiormente il discorso legato alla crescita dei giovani del territorio. Noi come Pallanuoto Salerno, da anni vicini alle sorti dei ragazzi, vorremmo accelerare il processo di sinergia con le altre società per non lasciare indietro nessuno dei nostri ragazzi e far emergere i tanti prospetti salernitani. Purtroppo, in tanti lasciano l’attività una volta raggiunta una certa età: non tutti vogliono giocare in un’altra città, lontani dalle proprie famiglie».

Lo sport rischia di uscire ridimensionato dalla pandemia: «L’incertezza regna sovrana. Speriamo di tornare alla normalità il prima possibile. L’unica cosa certa è che la nostra amata pallanuoto ritornerà più forte di prima».

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