Cava perde uno dei suoi figli in divisa, in ricordo di Ernesto Barone

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Soldato in ruoli effettivi prima come Parà e poi come Trasmettitore, scompare nel pieno della sua attività umana. Funerali organizzati dall’Esercito Italiano nella storica chiesa dei Padri Francescani

di Vito Pino

Sotto le alte volte del Santuario di San Francesco a Cava de’ Tirreni, la tromba del bersagliere rimanda le note del silenzio d’ordinanza, che si diffonde come una voce che persuade. Sul piccolo pulpito un soldato recita la preghiera del trasmettitore: “O Signore che guidi l’Universo con sapienza e amore, ascolta la preghiera che ti rivolgiamo per la nostra Patria. Tu che governi il destino degli uomini, fa che i nostri mezzi edifichino pace e amore e diffondano nell’etere solo messaggi di fratellanza”. Quasi eco a questa invocazione, il Cappellano Militare, don Enzo Tiano, nella sua omelia ricorda che il soldato è portatore di pace. Ai piedi dell’altare, avvolta nel tricolore, è la bara con i resti mortali di Ernesto Barone, scomparso a 46 anni per un male incurabile. Un militare, Ernesto, presente in missioni di pace come testimoniato dalle medaglie poste sul cuscino insieme al berretto a corona di bandiera. Chiamato per il servizio di leva, frequenta la scuola dei Parà a Livorno. Poi nel 1997 entra a far parte del servizio permanente dell’Esercito Italiano, trascorrendo l’ultima dozzina di anni nel 232º Reggimento trasmissioni di Avellino. Da Parà Ernesto Barone è stato prima in Kosovo e quindi in Bosnia, quale soldato di pace d’Italia, in momenti difficili per quelle comunità. Poi, come trasmettitore è stato due volte in Libano ed una volta in Afganistan, portando sempre un sorriso di pace alle popolazioni con le quali veniva in contatto. Nel suo saluto di addio il Capitano Aurelio Telonico ha ricordato che Ernesto era “sempre sorridente e allegro, aveva sempre una buona parola per tutti e chiunque abbia avuto la possibilità di relazionarsi con lui ha apprezzato questa sua qualità. L’essere stato paracadutista gli ha dato una forma mentis che si rispecchiava nel suo operato quotidiano. Sempre pronto, sempre disponibile, ha risposto in ogni occasione “presente!” senza indugiare e, al contrario, incoraggiando i suoi commilitoni. Per me, che l’ho avuto al mio comando per otto anni, per tutti noi, era un vero uomo e un vero soldato, di quelli che spendono la propria vita per il prossimo e per la Nazione”. D’altra parte era il compendio dell’educazione ricevuta dalla madre Paola De Rosa, insegnante, e dal padre Lucio Barone, giornalista, direttore del periodico locale “Il Lavoro Tirreno”, scomparso qualche anno fa e alla cui memoria è intitolata l’Associazione Giornalisti CavaCosta d’Amalfi. In più di una occasione Ernesto ha dovuto ricominciare daccapo il suo lavoro, confrontandosi anche con le moderne tecnologie, ma mai si è tirato indietro, anzi ha saputo impegnarsi con quella caparbietà che ha mostrato sin da piccolo, così come non disdegnava di essere quel simpatico “scugnizzo” di sempre capace di allentare le tensioni, di far ricomparire il sorriso sul volto di chi gli stava vicino. Riempiva le sue giornate (e quelle dei suoi compagni d’armi) con la musica di Jimmy Sax, una musica che, come fiume, prima scende lento, sereno e poi precipita nel salto copioso d’acqua come cascata che travolge l’anima portandola in luoghi di infinita immensità. Così ci piace ricordare Ernesto Barone, soldato di pace, uomo di valori che non passano mai.

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