CAVASTORIE. Il ponte dei diavoli

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di Michele Massa

Lungo la statale che da Cava de’ Tirreni si snoda fino a Salerno ci si imbatte nei resti di un antico acquedotto medievale detto Ponte delle Traverse o dei diavoli. Nel 1320, l’abate Filippo De Haya concesse, per metà a Riccardo Scattaretrica (figlio di Burrello) di Salerno e per metà a Riccardo Frezza e Tommaso Cantarella (per conto universitatis casalis Veteris), l’acqua delle Traverse.

La concessione prevedeva il versamento di un censo annuo consistente in due libbre di cera (da parte degli Scattaretrica e da versarsi nel giorno del Santo Natale) e 12 rotoli di buoni pesci (da parte dei Sindaci del casale da versarsi nel tempo di quaresima). Una delle clausole della concessione prevedeva che il monastero avrebbe potuto usufruire di un quinto dell’acqua per eventuali suoi edifici da costruirsi nel casale.

Il canonico Andrea Carraturo, parlando dell’atto stipulato dal notaio Giacomo Longo nel 1320, delinea anche la struttura dell’acquedotto. Lo stesso lo descrive così: Quest’acqua dette poi occasione alla costruzione di quel ponte che poggia sopra 28 piedistalli formanti 29 archi maggiori e 12 minori. Il Taiani, nel 1895, descrive l’opera realizzata come la derivazione di una limpida polla di acqua potabile, che mediante un ponte canale di venti archi la conduce dalle falde del monte Traverse a quelle di S. Liberatore, e scorrendo in parecchie fontane costituisce il pregio più attraente della città.

Il ponte fu detto dei diavoli per via di una leggenda che attribuiva la costruzione (in una sola notte) all’alchimista salernitano Pietro Baleario (la stessa leggenda lega l’alchimista, riportato anche come Berliario e Bajalardo, all’acquedotto di Via Arce a Salerno).

Incastonata tra i pilastri degli antichi ruderi si ritrova cappella dedicata a S. Maria delle Grazie (più comunemente detta di S. Maria dell’Arce o degli arci o degli archi) e

ponte del diavolo ad oggi con ruderi chiesa cr
Il Ponte dei diavoli, oggi, con i ruderi della chiesa

costruita in seguito all’abbattimento della cappella di S. Maria del Piano della famiglia Cantarella, demolita per la costruzione della strada regia. Ad oggi questo ponte è quasi del tutto scomparso, crollato in parte a causa della grande alluvione del 1954; una costruzione singolare a testimonianza dell’architettura medievale, che favorì e sancì l’evoluzione socio-economica del casale di Vietri.

 

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