CI HANNO DETTO CHE…

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di Walter Di Munzio*

Ora che si sta riprendendo una forma di normale vita di relazione e di lavoro credo sia il tempo per analizzare le tante cose che ci hanno detto, in tutte le sedi, tecnici, opinionisti e giornalisti contribuendo a formare una condivisa opinione di massa; qualche volta con avventatezza e, spesso, con un eccesso di protervia. Analizziamone alcune tra le tante. La prima affermazione, forse dettata più da un radicato pregiudizio territoriale in assenza di serie valutazioni scientifiche, è stata certamente “vedrete! quando arriverà al sud sarà una strage”. Affermazione fortunatamente non riscontrata nei fatti e rivelatasi priva di fondamento anche perché il sud, forse anche a causa di minori risorse disponibili, ha sviluppato sistemi sanitari regionali non fondati sulle sole reti ospedaliere come accaduto in altre regioni (pregiudizio territoriale di profezia di sventura). Questa prima affermazione pregiudiziale ha fatto il paio con una seconda: quel convinto assioma concepito dal vecchio presidente della Lombardia Formigoni e ripreso integralmente dall’attuale presidente Fontana “abbiamo realizzato nella nostra regione il miglior servizio sanitario”, purtroppo tristemente smentito dai fatti, dai morti e dall’andamento anche attuale delle infezioni, che continuano inarrestabili a moltiplicarsi proprio in quelle regioni più che altrove, a dimostrazione che diventa molto, ma molto complesso, frenare un andamento quando si parte da presupposti sbagliati e non si riesce a modificare le proprie radicate convinzioni (pregiudizio di arroganza istituzionale). E così il tanto bistrattato sud del nostro paese ha potuto arginare meglio e con maggiore efficacia il dilagare delle infezioni controllando con adeguati presidi territoriali i cluster che di volta in volta si isolavano, monitorando il progredire dell’epidemia ed informando meglio la popolazione anche se ricorrendo, qualche volta di troppo, a forme di terrorismo verbale, fino ad esplicite minacce contro cittadini inermi e contro quei pochi trasgressori, indicati a furor di popolo come irresponsabili untori, affermazione quasi mai reale ma sempre foriera di pericolose tensioni tra la gente che spesso si è sentita autorizzata a riprendere le stesse minacce formulate dall’alto per aggredire, a sua volta, singoli trasgressori (meglio se stranieri o se addirittura immigrati), giovani e cittadini distratti o insofferenti alle mascherine (configurando il pregiudizio dell’untore). Falso e pericoloso perché sappiamo bene che quello del portatore dell’infezione è, a volte, senza segni evidenti di malattia, per cui è possibile confondere i segni di un banale raffreddore stagionale con quelli di un più pericoloso Covid. Il terzo pregiudizio che abbiamo più volte sentito ripetere è stato di ordine economico ed è stato catastrofico, del tipo “l’economia collasserà definitivamente”. E’ ancora presto per dire che non sarà così. Certamente i danni sono visibili ma anche lo sforzo collettivo di rilanciarsi e di costruire un nuovo modello di sviluppo, magari basato su principi diversi e rispettosi della natura e di corretti rapporti tra classi sociali. Una fase, quella attuale, che può anche portare al riequilibrio nel nostro paese ed in Europa e nel mondo. Sempre che non si lascino riemergere antiche rivalità, egoismi vecchi e nuovi che rialimentino proprio quei dissidi di una Europa, nella quale pur siamo contributori attivi e per questo non parassitiamo risorse. L’unica realtà di cui possiamo pentirci è esattamente quella opposta: quella di non aver saputo sinora utilizzare tutte le risorse economiche rese disponibili. Criticità che non dobbiamo in alcun caso riproporre oggi; sfruttare l’occasione che ci si prospetta di poter disporre di ingenti risorse di aiuti finanziari o di prestiti a condizioni molto favorevoli per rilanciare realmente una economia piegata ma non ancora compromessa. Ci avevano detto che saremmo stati travolti da “una seconda ondata alla fine del lockdown” rinnovando la necessità di isolamento domiciliare. Al momento anche questa profezia nefasta non si è verificata; grazie al rigore degli italiani, alla professionalità dei nostri tecnici, alla efficienza dei nostri servizi territoriali di protezione sociale e prevenzione del sistema sanitario. Vedremo infine se a settembre riprenderà, come prevedono i soliti soloni, la circolazione fuori controllo del virus. Credo che sia possibile evitare ciò rafforzando e mantenendo le regole di comportamento che ci siamo dati, in attesa di avere a disposizione un vaccino efficace da distribuire a tutta la popolazione. Ma non riesco a dimenticare quei fiumi limpidi e quei boschi ripopolati e vitalizzati da una natura prorompente che era rifiorita anche in alcune città, solo apparentemente abbandonate dall’uomo e dalla sua furia demolitrice. Ma dobbiamo proprio attendere la prossima crisi sistemica per godere nuovamente di quella straordinaria opportunità? Credo che se c’è una lezione che dobbiamo recepire sia proprio quella del “si può fare”, si può modificare stile di vita e capacità di essere attenti alle esigenze della natura ed all’equilibrio del contesto di vita. Con attenzione, con disponibilità e con un piccolo sacrificio nelle nostre abitudini consolidate, sacrificio che in fondo non è faticoso né insostenibile.

*Psichiatra e Pubblicista

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