Le mille facce dell’autismo e le cose non dette

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di Luca Mazzeo e Gaetano Amatruda

“Ciao mi chiamo Autismo e non sono contagioso….Sono contagiato dall’ignoranza”. Il treno della conoscenza non si deve mai fermare, quindi continuiamo il nostro tour focalizzandoci più nello specifica sull’autismo e la sue mille facce. L’autismo rientra nei disturbi pervasivi dello sviluppo un insieme di disturbi complessi che comprendono la sindrome di Asperger, la sindrome di Rett, il disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato e il disturbo disintegrativo dell’infanzia. Tali disturbi su cui ci focalizzeremo successivamente sono comunemente noti come disturbi dello spettro autistico. Essi hanno origine da una compromissione dello sviluppo che coinvolge le abilità di comunicazione e di socializzazione, sono in genere a comportamenti ed ad una alterata capacita. Immaginativa. L’esordio di questa sindrome si ha già in età infantile, e influenza tutta la vita della persona che ne è colpita. I soggetti autistici hanno poca consapevolezza della loro identità e della loro immagine e, a causa della malattia si imbattono in gravi ostacoli e limitazioni nell’adattamento in ogni ambito della quotidianità. È per questo che i problemi di bambini , soprattutto nell’ambito delle difficoltà relazionali devono essere presi in considerazione in qualunque momento della loro istruzione e formazione. In particolare, sono due le teorie essenziali che hanno provato a fornire un’ipotesi sulla natura dell’alterazioni intellettive dei soggetti autistici. La prima è definita “Teoria della debole coerenza centrale” e fa riferimento all’incapacità di questi bambini di integrare informazioni a differenti livelli e a mettere insieme le parti di un tutto ,al fine di realizzare livelli più elevati di pensiero. Tale teoria infatti sostiene che sia presente un deficit un processo cognitivo generale che, normalmente, conduce in modo automatico a comprendere il significato globale e la realtà. Le persone con tratti autistici formulano, quindi, congetture relativamente ai componenti più piccoli di ciò che li circonda, in quanto percepiscono maggiormente i singoli dettagli più tosto che l’insieme delle parti. La seconda teoria è denominata “Teoria delle funzioni esecutive” e si concentra su alcune delle più importanti caratteristiche dell’autismo, ovvero la ristrettezza del repertorio di interessi e la ripetizione di precise azioni e atteggiamenti. Le funzioni esecutive includono quell’insieme di operazioni cognitive che consentono all’individuo di adattare il suo comportamento in base alle esigenze e ai cambiamenti ambientali. Esse quindi entrano in gioco in situazioni che si presenta nuove per codesti soggetti e che richiedono la chiarificazione di una difficoltà. A queste due teorie se ne aggrega un’altra che è chiamata teoria cognitiva, la quale ha favorito le ricerche che, mediante ipotesi psicologiche esplicite, hanno portato a collegare i danni neurologici con i comportamenti delle persone autistiche. Le teorie che hanno provato a spiegare l’origine dell’autismo sono state numerose, anche se solo negli ultimi 25 anni le ipotesi avanzate sono state supportate da dati sperimentali. L’autismo e le patologie correlate sono disturbi dello sviluppo che colpiscono dai 5 a 30 bambini su 1000. Questi disturbi producono in alcuni casi effetti distruttivi e devastanti per quanto riguarda le relazioni sociali, la comunicazione e i gioco simbolico e sono causa di una gamma ristretta di attività e interessi. Dati gli strumenti diagnostici al momento disponibili l autismo e i disturbi generalizzati dello sviluppo sono difficilmente identificabili in bimbi molto più piccoli. Circa il 75% dei bambini affetti da autismo presenta un ritardo cognitivo che va da lieve a grave. Inoltre, l’autismo si presenta molte volte in concomitanza con altre patologie: l’iperattività, lo scarso mantenimento dell’attenzione, l’impulsività, l’aggressività, gli atteggiamenti auto lesivi, gli attacchi di rabbia, l’ipersensibilità ai suoni o all’essere toccato, le reazioni esagerate alla luce e agli odori. L’autismo può includere alcuni disturbi mentali associati, come per esempio anomalie nell’alimentazione o nel sonno, anomalie dell’umore o dell’affettività, assenza di paura dinanzi a pericoli concreti e agitazione smisurata di frante a oggetti inoffensivi. Accanto a questo disturbo si possono altre condizioni neurologiche o mediche associate, come encefalite, la sclerosi tuberosa. La sindrome dell’x fragile, la rosolia materna. Bambini autistici in età infantile possono essere sfavorevoli all’affetto e al contatto fisico, oltre che privi di risposte alle attenzioni dei genitori, segnali questi inizialmente potrebbero far pensare alla sordità. Esiste poi una forma di autismo detta regressivo o tardivo, che non fa parte di una classificazione formale ed è legata al blocco psichico del soggetto. Questa tipologia di autismo si presenta dopo un iniziale sviluppo apparentemente normale del bambino, che può possedere anche un buon livello linguistico. Purtroppo di colpo si assiste ad una regressione che si caratterizza per i seguenti aspetti: difficoltà nel gioco, difficoltà nelle relazioni interpersonali e le espressioni emotive. Nei soggetti autistici la capacità di sviluppare la comprensione e di entrare nel mondo sociale è perturbata. Infine è importante rilevare che il nesso causale che il nesso causale che collega i disturbi dello spettro autistico e le teorie relazionali si può scorgere anche attraverso l’approccio conoscitivo che presuppone una capacità a relazionarsi tra le persone, con le persone, oltre che con se stessi. Le difficoltà interpersonali del bambino autistico si manifestano decisamente prima che si sviluppino le capacità cognitive della conoscenza sociale. Mi sono dilungato su un aspetto meramente teorico dell’autismo prima di addentrarmi nei prossimi articoli negli aspetti tecnici e specifici. Ho fatto ciò, perché ritengo che la conoscenza è la parola “regina” dell’integrazione. Senza conoscenza non c’è coscienza; senza coscienza non c’è integrazione; senza il niente c’è l’ignoranza. Riflettiamo.

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