di Alessandro Rizzo
Conte non avrà spessore politico e non ne ha avuto durante il mandato, ma ha spessore culturale e tanto vale a fare la differenza con un signore che oltre a non aver mai avuto un mestiere, ha basato la propria affermazione politica sulla demagogia. Salvini che convoca le Camere per la sfiducia al (suo) governo sta gridando al mondo la propria ignoranza ed anche la propria sfacciataggine. Perché non inizia col far dimettere i propri ministri?
Dimostra di fare il ministro senza conoscere le basi della nostra Costituzione. Ma ricapitoliamo, l’immigrazione in Italia è al 6% e di questo 6% solo l’8% arriva dal Mediterraneo quindi non siamo a rischio invasione. Stento poi a credere che gli immigrati siano tutti criminali, quindi non siamo a rischio sicurezza. E se invece lo fossimo davvero, allora Salvini dovrebbe innanzi tutto spiegare perché invece di stare al Viminale ad occuparsi di questo se ne va in giro per l’Italia, tra una fiera dei cavalli e un salone nautico, a fare una continua campagna elettorale (a spese di chi, sarei curioso di saperlo).
Il salviniano medio inneggia alla pena di morte o ai lavori forzati e non sa che entrambi sono stati aboliti 150 anni fa.
Il salviniano medio scrive “ruspa” su Facebook in post il più delle volte sgrammaticati. È lì che lui punta. Il salviniano medio lo chiama capitano perché sente di doversi affidare ad uno che lo comandi, incapace com’è di decidere da solo. In alcuni casi la democrazia è una perla gettata ai porci. Una perla costata sangue e lacrime, gettata nella pattumiera di due parole: “pieni poteri”.
Ma cominciamo col registrare alcuni dati. Il Movimento soffre ed è vittima della propria ingenuità politica. L’ha voluto come alleato dopo averlo disprezzato per anni, l’ha salvato dai processi, gli ha votato due decreti disumani e probabilmente incostituzionali e ha rinnegato, per lui, tutti i No-qualcosa che aveva sempre sostenuto. Poi grida al tradimento come se Salvini fosse un uomo notoriamente leale, come se non avesse tradito Berlusconi, Meloni e Bossi prima di loro. Tuttavia Mattarella dovrà ancora verificare se c’è una maggioranza e per farlo le Camere dovranno innanzi tutto votare la sfiducia a Salvini posta dal Pd mesi fa.
Sicché si apre un toto-alleanze. Ma si svela anche (o ancora) quanto sia frammentato il Pd, con Zingaretti che invoca il voto e Renzi che ammicca ai 5stelle, sulla premessa di aver superato le offese personali e di voler collaborare giusto il tempo necessario alla stabilità di bilancio, a scongiurare l’aumento dell’Iva e a ridurre il numero dei parlamentari, per poi tornare al voto.
Cosucce per le quali potrebbe essere necessario governare un paio di anni, un tempo sufficiente per strappare ai grillini anche i titoli di proprietà delle loro case. D’altra parte Zingaretti propone, si legge su Repubblica, un governo Gentiloni bis: un nuovo che avanza, insomma. Con questi presupposti io non credo che il Pd sia morto, credo si stia suicidando. Eppure in questo scenario io non riesco ad escludere così aprioristicamente che la strategia più saggia possa essere proprio quella dell’alleanza 5s-Pd. Iva al 25% significherà evasione fiscale come ammortizzatore sociale.
Il futuro non è per nulla sereno e si divide tra due scenari possibili. La fine del Pd per spaccatura interna o la fine perché perderà le elezioni. Dall’altro lato un centrodestra compattato o un 5stelle bisognoso di una nuova stampella postelettorale.