I Gladiatori dei cortometraggi

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Un gruppo di giovanissimi salernitani con la passione per il mondo della cinematografia. Nasce così la Gladiator Company, compagnia amatoriale salernitana che si occupa della produzione di cortometraggi e video avvalendosi di varie collaborazioni internazionali, anch’esse amatoriali. La regista Valentina Galdi è riuscita, così, nell’impresa di dar vita ad una compagnia internazionale motivata dal lavoro di gruppo.

Valentina, Gladiator Company è una squadra di giovani salernitani con la passione per la cinematografia. Come nasce questo progetto?

«Siamo un po’ cambiati rispetto ai primi tempi. Tutto nacque un po’ per passione, un po’ per impiegare il tempo libero in modo creativo: dopo esserci formati, eravamo già impegnati nelle riprese di “Quel che non ti dirò mai”, cortometraggio che avevo già scritto e pensato. Ho parlato di cambiamenti perché dopo la prima esperienza qualcuno è andato via, altri si sono aggiunti. In 3 anni succedono tante cose».

“Quel che non ti dirò mai” è stato il cortometraggio con il quale avete debuttato, con una presentazione ufficiale…

«È stato il mio bimbo, lo reputo – letteralmente – un figlio. A lui devo tutto, quando l’ho scritto mi è sembrato così perfetto e meritevole che mi ha spinto a muovere cielo e mare per poterlo realizzare. Sono stata supportata da molte persone e forse questa è stata una fortuna, dalla produzione alla presentazione ufficiale. Parlare di première sembrava assurdo, un termine quasi alieno, ma ce l’abbiamo fatta ed è stata un’esperienza fantastica, nonostante mi sia poi resa conto che il cortometraggio ha tanti difetti tecnici di cui neanche conoscevo il nome all’epoca, figurati il modo per evitarli! È il mio piccolo capolavoro imperfetto».

“Guise” è il vostro nuovo video musicale. Di cosa parla?

«“Guise” è una sfida, segue tanto lo stile di Quel che non ti dirò mai ma va più sull’astratto: non nell’accezione ristretta del termine, parlo di astrattezza perché non è chiaro ed esplicito, è fatto per spiegare con un esempio banale come in ognuno di noi risieda una forza tale da impedirci di mollare ad ogni batosta che riceviamo. Parla della resilienza e lo fa usando una musica forte, oserei dire evocativa, e degli effetti speciali un po’ grezzi, ma anche in questo caso è la prima volta che ci cimentiamo in questo stile. Ci piace variare, prima o poi troveremo pace».

Avete in cantiere un altro progetto, di cosa si tratta?

«Il nostro cantiere è pieno di navi. A qualcuna manca la verniciatura, per altre stiamo lavorando alla struttura portante.Tra le ammiraglie troviamo sicuramente il nostro fanmovie di Trainspotting, film cult. È una pazzia, un lungometraggio in cui ci sono scene di Trainspotting e del suo sequel in chiave diversa, più italianizzata pur rimanendo fedele all’originale. Qui mi sono cimentata in scrittura, perché non è un remake ma proprio una rielaborazione in cui i personaggi sono simili a quelli di Danny Boyle ma è possibile notare una punta di personalità, regia e recitazione perché ho interpretato la nostra versione di Begbie, mettendoci appunto del mio. Un altro progettino per cui stiamo pensando in grande è una commedia cliché che parlerà di uno strano fenomeno paranormale ma cercheremo di farlo nel modo più leggero possibile, quasi demenziale. È una commedia, no? E anche lì tenterò il paradigma scrittura-regia-recitazione».

Quali sono i vostri progetti futuri?

«Tra i progetti futuri, oltre i due precedentemente citati, ci sono per lo più collaborazioni più o meno importanti, e le collaborazioni sono sempre un punto interrogativo perché non dipendono solo da te e dal tuo lavoro. Noi cercheremo di metterci tutta la serietà possibile, ripagando la fiducia che sembra abbiano riposto altri in noi! Si tratta di cortometraggi per lo più, il nostro cavallo di battaglia».

Avete avuto collaborazioni con gruppi internazionali di un certo spessore…

«Beh effettivamente li ho conosciuti e non sono magrolini. A parte gli scherzi, collaboro con le stesse persone dal primo cortometraggio, da quando hanno sposato le mie idee e soprattutto il mio modo di fare. I Wildfire sono sempre una garanzia in ambito musicale, son bravi, in Scozia fanno i live, ma ripeto per me sono amici e si cimentano anche in stili nuovi per accontentarmi. Con Trainspotting poi ho avuto modo di riconfermare molte collaborazioni internazionali ma anche nazionali per musica e altro, conoscendo anche persone oltreoceano come Tim o Anthony che sono statunitensi e lavorano con nomi d’arte in ambito musicale».

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