di Luana Izzo*
Ospite della nostra rubrica oggi Rosita Sabetta, regista, attrice e formatrice della compagnia teatrale I Pappici di Salerno.
Carissima Rosita, grazie per essere ritornata a confrontarti con noi sul mondo del teatro, in particolare quello amatoriale che tanto ci è caro. Impegnata da qualche settimana in una rassegna teatrale organizzata proprio da te e dalla tua compagnia, il Premio Thalìa teatro, giunto alla sua VIII edizione, raccontaci…
«Il premio Thalìa prende il nome dall’omonima musa della commedia e nasce con il preciso intento di portare a Salerno compagnie teatrali di tutta la regione Campania in modo da creare una sinergia che possa stimolare crescita, confronto e apprendimento. Fra le compagnie che si esibiscono vengono selezionate sempre due di nuova leva, che non abbiano più di quattro anni di esperienza, in modo da consentir loro visibilità e confronto con le veterane. Ci tengo particolarmente a questa rassegna perché in essa si respira la fatica, il talento, la voglia di fare delle compagnie filodrammatiche che spesso non hanno nulla da invidiare ai professionisti».
Il premio si svolge un una storica sala teatrale salernitana, giusto?
«Esattamente. Non potevamo optare per luogo più degno e storico. Il Premio Thalìa è ospite del Teatro La Mennola di Salerno che, da oltre quaranta anni, è rifugio delle compagnie di teatro amatoriale. Non c’è attore salernitano che almeno una volta non abbia calcato quelle tavole, ricche di storia e aneddoti. Il suo patron, Flavio Donatantonio, regista di enorme spessore e cultura teatrale, ha la straordinaria capacità di farti immediatamente sentire nel posto giusto, nel tuo teatro, concedendoti la massima libertà di azione e mettendo a disposizione dei suoi ospiti, con immensa generosità ed umiltà, tutta la sua esperienza».
La compagnia è impegnata poi con altri spettacoli che sta rappresentando in giro con successo…
«Abbiamo appena ultimato la nostra stagione teatrale, che ha visto in scena tre spettacoli in lingua e in vernacolo circa 40 rappresentazioni in un anno, che per una compagnia di teatro amatoriale sono davvero tantissime. Ci siamo confrontati con differenti realtà e abbiamo conosciuto persone straordinarie che con dedizione e sacrificio, spendono il loro tempo per promuovere il teatro come veicolo culturale. Premi e riconoscimenti non sono mancati ma nulla è equiparabile alla gioia di sapere di avere lasciato una traccia nel pubblico, un’impronta negli occhi di chi ci ha guardato».
Tu sei attrice e regista, come coniughi i due ruoli e in quale ti ritrovi in pieno?
«Essere al contempo regista ed interprete di uno spettacolo mi porta sempre a pensare che qualcosa venga trascurato. Pur avendo ottenuto maggiori riconoscimenti come attrice, però, il primo amore, quello per la regia, non muore mai. Trasformare il copione drammaturgico di un autore in un copione scenico è come vivere un momento di magia in cui prende vita qualcosa di totalmente nuovo, fatto dalla sinergia con gli attori e i tecnici. La regia, a mio avviso, non può e non deve essere azione del singolo ma momento collettivo di creazione, in cui il regista è coordinatore e regolatore delle diverse visioni e personalità artistiche di cui può disporre».
Prossimi progetti per te e per la tua compagnia?
«I Pappici sono divenuti con tempo e sacrificio una realtà solida di cui sono sinceramente orgogliosa. In questo momento, le varie componenti della compagnia sono impegnate nell’allestimento del nuovo cartellone che partirà a fine dicembre con il debutto dello spettacolo “VIP – Vite in Panchine”, commedia agrodolce. Seguirà, a febbraio, il debutto salernitano di Cose Turche, di Samy Fayad, un testo comico brillante. Ultimo lavoro ai nastri di partenza, Pink Psycho, che debutterà a marzo, con la partecipazione di un’attrice salernitana di indubbia bravura, la vulcanica Carmen Santoro, altra icona del teatro amatoriale salernitano. Toccherà poi a maggio, al nostro laboratorio “Controscena” porre in essere quello che sarà, ci auguriamo, il momento più alto della nostra avventura teatrale… ma questa è un’altra storia…».
Una storia di cui sicuramente riparleremo, grazie Rosita e buon teatro.
*Officina teatrale Primomito