Il mito della onnipotenza e della forza bruta

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di Walter Di Munzio*

L’epidemia tocca anche i santuari del calcio. Il primo a cadere è De Laurentiis, il vulcanico presidente del Napoli Calcio. E riesce a fare ciò che non ha potuto sui campi verdi: battere tutti gli altri presidenti e presentarsi dopo un tampone ad una riunione della Lega senza aspettare l’esito del tampone stesso e mettendo a rischio gli altri. Abbiamo già parlato in un precedente intervento della “natura democratica” di questo virus che non fa distinzione alcuna tra poveri e ricchi, famosi e sconosciuti, ignoranti e colti. L’unica differenza la fa solo il rispetto per gli altri o, di converso, atteggiamenti di protervia e di arroganza. Un vissuto di onnipotenza e una solida convinzione che chi è ricco e potente non potrà mai subire l’affronto della malattia. Lo stesso pensiero onnipotente di altri personaggi, come Briatore, riparato di corsa in un reparto COVID di eccellenza a Milano e poi anche Berlusconi, certo mai negazionista che ha, in un primo momento, tentato di sfuggire al virus riparando a Nizza per poi tornare in Sardegna e presumibilmente infettarsi. Il vero problema è che ora dovrà vedersela al S. Raffaele con Zangrillo, suo medico personale, passato dalla negazione del rischio alla denuncia della sua pericolosità e, infine, ad accorati inviti a fare di più e ad essere tutti più prudenti, ma senza mai ammettere di essersi clamorosamente sbagliato nei giudizi espressi pubblicamente sull’operato rigoroso del Governo e del Ministero della Salute.

La differenza, ora è chiaro, la fanno le possibilità di cura nei reparti specializzati considerati di eccellenza perché i potenti si rivolgono a lussuose cliniche private o all’ospedale S. Raffaele, al Policlinico Gemelli, al Cotugno per potersi curare nei luoghi considerati di eccellenza.

Ma non possiamo esimerci dal commentare anche l’efferato omicidio di Willy, quale esempio della più brutale violenza, condita da razzismo e manifesta ignoranza, oltre che da un livello veramente basso di intelligenza e cultura. Utilizzo a tal proposito quanto afferma sulla stampa il caro amico Rino Mele, noto intellettuale salernitano che scrive e descrive acutamente i fatti accaduti quando i tre bruti, personaggi forti del loro addestramento alla più violenta delle arti marziali che, si sa, sviluppa il corpo, non certamente il cervello che rimane povero e primordiale. Il povero Willy era intervenuto generosamente per difendere un amico che stava subendo un’aggressione da parte di un amico dei tre energumeni, prontamente chiamati in soccorso.  “Il giovane – scrive Mele – era nato a Roma ma, secondo la nostra legge, non è italiano, perché ha prevalso l’identità dei genitori delle isole di Capo Verde. Non è italiano. Sono anni che ci si oppone all’approvazione dello ius soli, alla possibilità di diventare cittadini per essere nati sul territorio italiano. Ci sono tre proposte che arrancano, continua Mele, la più seria è della Boldrini, quella di Orfini è detta temperata e ha qualche possibilità di essere convertita in un decreto-legge, infine la proposta più soft, della Polverini”. La settimana scorsa sul quotidiano La Repubblica sono state riportate da un testimone le terribili parole di uno dei parenti degli arrestati, nella caserma di Colleferro, che pare abbia dichiarato con un candore da impunito: “In fin dei conti cosa hanno fatto? Niente. Hanno solo ucciso un extracomunitario”. Parole aberranti ed inascoltabili. Parole di puro razzismo, forse persino inconsapevolmente razziste se pronunciate, come pare, a giustificazione del più efferato degli omicidi. Figlie della becera propaganda che in questi mesi imperversa nel nostro paese da parte della destra estrema e salviniana. Parole dalle quale, per quello scampolo di decenza che ancora sopravvive, si sono ostentatamente dissociati i due leader della destra nostrana.

Onnipotenza e forza bruta sono quindi oggi i due mali maggiori da cui difendersi e costituiscono quegli aspetti dell’animo umano a cui prestare sempre la massima attenzione. Perché è sempre facile scivolare dalle più banali affermazioni, che sembrano quasi dovute del fare opposizione in questo sventurato paese, alle più retrive e condannabili frasi di razzismo e di pura violenza.

Onnipotenza e forza bruta che caratterizzano ormai molti aspetti della nostra vita sociale anche tra loro distanti e poco correlati. Come ad esempio la politica e lo sport. Con le dovute differenze … naturalmente. Non occuparsi della salute di chi ci circonda e vive in contatto con noi, non è forse un atto di violenza? Non è l’ennesimo atto di forza per affermare una pretesa superiorità di una razza o la risultante di una squallida ideologia che fa del mito della forza e della bellezza un presupposto di vita, indipendentemente dalla accettabilità e dalla reale consistenza dei canoni estetici utilizzati.

Il bello è sempre stato notoriamente correlato alla disponibilità, alla gentilezza d’animo, alla reale attenzione agli altri ed al loro benessere. Il bello, in sintesi, non può esistere senza un sentimento di giustizia e di solidarietà umana.

*Psichiatra e pubblicista

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