Il sindaco di Giffoni Sei Casali, Munno: «La nostra nocciola invidiata da tutti»

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di Giovanna Naddeo

Un’autentica perla di rara bellezza, in ogni morso tutto il gusto dei Picentini. E’ la nocciola di Giffoni I.G.P., meglio conosciuta come la “tonda” di Giffoni. Un prodotto genuino e dalle caratteristiche inconfondibili: guscio e seme di forma tonda, polpa bianca e ricco di vitamine e minerali come ferro, magnesio, fosforo e sodio. Coltivata da secoli nella zona dei Picentini, nel 1997 il riconoscimento da parte dell’allora Comunità Europea con l’assegnazione del marchio di Indicazione Geografica Protetta.

«La nostra regina, la “tonda”, è invidiata da tutti» – afferma Francesco Munno, sindaco di Giffoni Sei Casali, dove la nocciola dà lavoro a circa cinquanta aziende agricole, per un totale di duecento addetti, tra piccoli imprenditori, braccianti e operai a tempo determinato. «Stiamo lavorando alla creazione di un’unica persona giuridica, con l’obiettivo di tutelare il nostro prodotto nel mercato concorrenziale e accrescere, di conseguenza, il potere contrattuale dei nostri produttori».

Tra questi, ci sono i coniugi Michele Di Muro e Pina Carmando, titolari dell’azienda agricola “Nobile”, nel cuore del territorio giffonese. Nel caratteristico borgo medievale di Sieti, continua a essere tramandata, di generazione in generazione, la produzione di questo prodotto di nicchia, con grande attenzione a salvaguardarne l’autenticità. Qui si respira un profumo inconfondibile di nocciola, profumo che rimanda a tempi ormai lontani, ma con un pizzico d’innovazione.

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Di Muro, quando avete iniziato a coltivare il nocciolo?

«Ormai sono quasi cento anni che portiamo avanti la tradizione di famiglia. Lavoriamo nel settore sin dal 1930. Da qualche anno ci occupiamo dell’intera filiera, aggiungendo alla fase di coltivazione nei nostri dodici ettari di terreno, anche la trasformazione. La nocciola è un prodotto unico, che si adatta benissimo ad ogni forma di lavorazione, dal dolce al salato. Non ultimo, si può consumare anche al naturale, sgranocchiata come spuntino o a colazione».

Quali i maggiori impieghi?

«Senza alcun dubbio in pasticceria. Tra i prodotti più richiesti, il celebre croccante ( ai più noto come ‘a cuccarda) e i biscotti “brutti ma buoni”. Questi sono prediletti da intolleranti al glutine e al lattosio, dal momento che contengono solo albume, poco zucchero e nocciole. Insomma, una leccornia adatta a tutti».

Com’è andato il raccolto quest’anno?

«Non bene. La raccolta (tra agosto e settembre) è stata tardiva rispetto alla norma a causa delle avversità climatiche. Salviamo all’incirca un quarto di raccolto. Nonostante tutto, la qualità resta buona».

Il borgo di Sieti è un punto strategico nella produzione della nocciola…

«Esattamente. Quasi tutta la cittadinanza di questa zona è impiegata nel settore. Fino al 1650 Sieti era conosciuta per la produzione di bachi di seta. Successivamente, la vocazione agricola ai noccioleti. Oggigiorno continuiamo la tradizione ma tutti gli attori della filiera devono impegnarsi per preservare un prodotto così genuino e delicato. Paesi come Turchia, Cile e Arzebaijan sono avversari da non temere. Dobbiamo muoverci tutti insieme per la salvaguardia e la promozione della nostra regina “tonda”. Per noi e per le nuove generazioni». (gio.nad)

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