Il sistema difensivo: le torri

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di Michele Di Popolo

Durante la seconda metà del 1400 si avvia un nuovo approccio al concetto di sistema difensivo dei territori napoletani. Le mura delle città non sono più in grado di reggere agli assalti dei pirati turchi ed arabi e per ovviare alle mancanze difensive il viceregno spagnolo avvia, nei primi anni del 1500, un ampio programma di ampliamento delle linee fortificate. Per i territori della provincia salernitana – che vanno dal comune capoluogo fino ad Agropoli – vengono commissionate ad imprenditori locali sette torri costiere di cui tre posizionate nel territorio dell’odierno comune di Salerno. La Carnale, la Torre Angellara e la Torre di Vicentino (o Picentino).

La Torre Angellara. La torre è a pianta quadrata con cinque caditoie per lato e, diversamente dalla torre della Carnale, sorge tuttora isolata. Posta ad est di Salerno, appena un po’ fuori dal centro abitato, in un contesto di periferia destinato ad attività turistico-balneari, a meno di trecento metri dal mare, prende il suo nome dal luogo in cui si trova, che era denominato “Angellara”, dal torrente Anguillerium che attraversa la zona e nel quale, probabilmente, si effettuava la pesca delle anguille. Questa torre non viene nominata nell’ordine di costruzione del 1563, ma sicuramente i lavori per la sua erezione furono iniziati nel 1569 e da quella data in essa risulta attivo anche il servizio di guardia del litorale. Ai primi dell’Ottocento, nella torre fu sistemato un posto telegrafico insieme con un posto di dogana, rimasto attivo fino al 1866, quando tale fortificazione fu messa in vendita con tutte le altre. A due livelli, con volte a botte girate entrambe nella stessa direzione, dal mare verso terra, fa eccezione alla prassi secondo la quale, nella maggior parte delle torri a pianta quadrata, le volte a copertura dei vari livelli venissero orientate ortogonalmente l’una all’altra, allo scopo di una migliore distribuzione dei carichi sulla muratura perimetrale. Un terzo piano è costituito da una serie di vani intercomunicanti, posti lungo tutto il perimetro, tranne che per il lato rivolto verso il mare. La scala interna, a collegamento tra il primo piano e la copertura, è ricavata nello spessore della muratura. Al piano terra, illuminato da un unico vano finestra posto in alto e realizzato sezionando la volta a botte, si accede attraverso una stretta porta, anch’essa aperta forse nel XIX secolo. Internamente il piano terra non è intonacato e rivela una muratura in pietrame misto, con pavimento in battuto di terra mentre all’esterno l’edificio, completamente intonacato, lascia trasparire una struttura portante in tufo. Il posizionamento della torre era stato studiato ad arte per evitare ogni possibile via di accesso dalla piana di Mercatello, costringendo quindi l’invasore a spostare il proprio percorso di attacco più a sud, nell’area detta Migliaro. Nel tempo la struttura non ha subito eccessive manipolazioni, tuttavia la garitta del terrazzo è stata sostituita ed ampliata per la realizzazione di nuovi ambienti, mentre nell’area esterna adiacente fu realizzata una masseria, poi abbattuta durante il ventennio fascista per far posto alla Colonia Marina. Attualmente sulla terrazza di avvistamento della torre, dal lato terra, tre ambienti comunicanti con volte a botte indipendenti, ricordano la stessa composizione spaziale presente a coronamento della torre della Carnale, per cui si potrebbe ipotizzare che l’aggiunta di queste stanze nelle due torri sia avvenuta nello stesso periodo, probabilmente come parte di un unico intervento di ampliamento attuato agli inizi dell’Ottocento. La torre, dopo essere stata usata per molti anni come alloggio per alcuni militari, attualmente è abbandonata.

La Torre di Vicentino (o Picentino). E’ la prima torre a pianta circolare che si incontri procedendo da Salerno verso Agropoli. Comunemente definita Torre Picentina per via della vicinanza alle sponde del fiume Picentino, viene però ufficialmente definita, nelle fonti ufficiali più antiche, con la denominazione di Vicentino. La torre è sita al limite del comune di Salerno col comune di Pontecagnano, a monte della strada Litoranea che da Salerno conduce ad Agropoli e si configura come una struttura dal tronco conico, su pianta circolare, con otto caditoie e muretto di coronamento. La struttura è attualmente di proprietà privata ma, in quanto bene vincolato e quindi non suscettibile di modifiche, è stata lasciata in uno stato di totale abbandono con il conseguente inesorabile decadimento. Come le altre torri, compresa nel piano del 1563 ed attiva dal 1568 per la guardia del litorale, passato il pericolo delle incursioni turche, fu inizialmente destinata a posto di dogana, ma fu poi abbandonata, prima del 1825, a causa della generale insalubrità dei terreni alluvionali di cui è composta la piana del Sele. Con parte delle caditoie, del parapetto di coronamento e della muratura crollate, la torre di Vicentino è ancora parzialmente intonacata all’esterno. Anch’essa non può dirsi rimasta conforme all’origine, a causa delle evidenti manomissioni subìte in epoca recente, che, tuttavia, per la mancanza di documentazione, non non si possono datare con precisione.

Il Forte La Carnale. Il forte La Carnale è una torre cavallaria (in quanto punto di avvistamento dotato di cavalli, dove, in caso di pericolo, uomini a cavallo partivano per avvisare la popolazione di attacchi dal mare) edificata sulla costa, nei pressi della foce del fiume Irno. Sorge su uno sperone roccioso a poche centinaia di metri dalla foce del fiume Irno, ed è relazionata come sistema difensivo con le “Torri costiere”. Il Forte La Carnale deve il suo nome ad una battaglia tra Longobardi e Saraceni avvenuta nei pressi del promontorio su cui sorge il forte: mentre l’avanguardia nemica era impegnata nelle operazioni di preparazione dell’attacco, i Longobardi aprirono all’improvviso le porte del forte e caricarono i Saraceni facendo una strage di quest’ ultimi, “una carnale” (carnaio) appunto. La struttura prendeva anche il nome di “Polveriera” perché era adibita al ruolo di deposito di munizioni sia sotto i Borboni che dopo l’ Unità d’Italia. Fu anche teatro della strenua difesa di Salerno da parte del cosiddetto “Masaniello salernitano”, Ippolito di Pastina, ribellatosi contro i soprusi degli Spagnoli nel Seicento. Intorno al 1764 il Forte raccolse i morti della terribile carestia di quell’anno che colpì la zona del salernitano. Nel 1828 il forte divenne fortezza Borbonica e nel 1924 fu adibito a deposito di munizioni. Negli anni della seconda guerra mondiale fu rinforzato come bunker e subì molti danni durante lo sbarco di Salerno nel settembre 1943. Attualmente il Forte la Carnale segna un confine immaginario tra la zona occidentale e quella orientale di Salerno, ristrutturata completamente negli anni ottanta, è stato in passato destinato ad attività culturali, mostre ed esposizioni.

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