Ippolito, il Masaniello salernitano

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di Michele Di Popolo

Ippolito di Pastina, noto anche come Ippolito da Pastena, può essere considerato il Masaniello salernitano. La sua figura è nota per la rivolta che animò, a Salerno, nel 1647 contro gli spagnoli.

Ippolito nacque nel rione Fornelle: di umili origini, in quanto appartenente ad una famiglia di pescivendoli, si dedicò a varie attività, prima di divenire un criminale, cosa, questa, che gli costò il carcere. Scontò gli anni di prigionia sulle navi da guerra, in seguito si arruolò nell’esercito del Duca di Carafa a Nocera dei Pagani, che poi abbandonò facendo ritorno nella sua città natale, dando vita alla rivolta di Salerno.

Ippolito aizzò il popolo salernitano contro le ingiustizie sociali che funestavano la città, lottò contro i privilegi delle famiglie nobili, cavalcando l’entusiasmo che avevano provocato le voci provenienti dalla rivolta napoletana ad opera del Masaniello. Ippolito raggruppò, quindi, un esercito di soldati popolani, male armati e per nulla istruiti, e prese possesso di Salerno. Scelse di dislocare il comando della rivolta nell’antico Forte La Carnale poco lontano dal centro cittadino. Gli spagnoli ripresero una prima volta possesso della città. Ma l’8 dicembre 1647, Ippolito marciò nuovamente su Salerno e la rioccupò.

I francesi, in lotta con gli spagnoli per il predominio politico dell’epoca, appoggiarono la rivolta salernitana. Ippolito, dopo la morte di Masaniello si trasferì a Napoli, dove, però, venne sconfitto dagli spagnoli. Tornò, allora, a Salerno, che ormai stava per capitolare a causa della scarsità di mezzi da opporre agli Spagnoli, allora Ippolito sciolse l’esercito e riparò a Roma.

Ma il Masaniello salernitano non si dette mai per vinto, perché credeva fermamente nella causa. Si presentò sul vascello del comando della flotta francese, nel golfo di Salerno, il 9 agosto del 1648, a fianco del Comandante Tommaso Carignano di Savoia. Dopo aspri combattimenti, con l’aiuto dall’interno della città, conquistò la parte nord e Vietri.

Nel 1654, infine, Ippolito spalleggiato dal Duca di Guisa, tentò, con uno sbarco a Castellammare di Stabia, di agitare una nuova sommossa contro gli Asburgo, senza riuscirci. Di Ippolito di Pastina si perdono le tracce nel 1656. Il condottiero potrebbe essere morto di peste, durante la terribile epidemia di quell’anno, e il suo corpo sarebbe stato bruciato. Questa è l’ipotesi più attendibile.

Un’altra ipotesi, poco avallata da documentazioni, è che Ippolito sia morto per cause naturali in Francia. Le sue gesta vengono raccontate in un libro scritto nel 1908 da Giacinto Carucci, dal titolo “Il Masaniello Salernitano” e nella commedia musicale “Ippolito Pastina” del commediografo salernitano Franco Pastore.

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