La Battaglia Dimenticata

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di Davide Gatto

Johann Wolfgang Ghoethe nel suo celeberrimo “Viaggio in Italia” ebbe a descrivere nella città di Trento di un Palazzo che veniva chiamata “Casa del Diavolo”, “…che si vuole costruita in una notte, con pietre ammassate e grande velocità, da Colui che è sempre pronto a distruggere”. È una storia simile a quella dell’alchimista salernitano Barliario, che, con l’aiuto del Diavolo suo complice costruì questo imponente acquedotto in una sola notte. L’opera si stagliava tra le rupi che proteggevano la vecchia Salerno portando l’acqua entro le mura della Città, trasformandola in un centro dove le condizioni geografiche permettevano uno sbocco al mare e, finalmente, un importante rifornimento idrico. Però pare che anche oggi Il Diavolo ci stia mettendo ancora una volta lo zampino, perché questo che dovrebbe essere il simbolo della Salerno Archeologica, con una città praticamente costruita attorno ad esso, pare essere dimenticato sempre più. Non sono bastati i nuovi alberghi e le centinaia di Bed & Breakfast che sono nati nel centro storico, non sono servite le illuminate e artistiche (de iure) manifestazioni natalizie, (che per la verità lo hanno sempre snobbato), non è bastato il lungo occhio della Regione Campania a trazione salernitana per muovere qualcosa intorno a questo monumento. Evidentemente la maledizione di Lucifero annebbia ancora le menti dei tanti decisori, dei tanti supposti difensori di quelle antiche pietre che, molti assicurano, basterebbero per creare un flusso turistico, a soli 600 metri dalla Stazione, a 100 metri dal Museo Archeologico Provinciale, e a 200 metri dal Museo Diocesano e dalla nostra amatissima Cattedrale. Nonostante queste colpevoli e paradossali dimenticanze l’acquedotto è lì, rovinato e stanco, a ricordare a tutti quanto sia importante il bene primario, quanto sia legato alla fortuna di una città la quantità di acqua che si ha a disposizione e quanto sia importante la battaglia per fare sì che i beni comuni vengano preservati e distribuiti equamente tra tutti gli uomini e gli operatori economici, per garantire loro una sana produzione di risorse agricole. La cosa buffa che, scusino la licenza, diventa beffa è quando si sente parlare di convegni sul turismo enogastronomico, magari, con un colpo di improvvisa maturità politica, i politici e gli amministratori potranno ricordarsi che senza acqua non ci sarà mai il vino, ma anche i pomodori, la mozzarella, la pizza, la pasta e tutte le prelibatezze della nostra terra. Salerno nei secoli è stata fucina e laboratorio di salute e di molti tipi di alimentazione, e questo è dovuto alla presenza in città dell’acquedotto, che le ha dato la vita. Il grande peccato è vedere come si stia dimenticando e aumenti in città l’oblio verso un monumento che invece ne dovrebbe essere il fiore all’occhiello. Guardare ogni giorno quelle erbacce crescere e constatare che nessuno fa nulla, ma neanche che nessun altro protesta su questo stato di cose, ci dà la cifra di come sia cambiato il nostro modo di rapportarci con il nostro centro storico, che in pochi anni è diventato uno scheletro di palazzi per turisti e che ha perso definitivamente la sua anima. Speriamo di sbagliarci e che presto si intervenga, se non per amore della città, almeno per non fare arrabbiare i diavoli che l’acquedotto, hanno costruito.

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