L’esuberanza dei “Mattei” e i rischi di Conte

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di Andrea Pellegrino

Era tutto già scritto, ancor prima della nascita del Conte bis. Il progetto di Matteo Renzi non nasce oggi, forse il nuovo governo ha solo accelerato un processo politico chiuso nel cassetto fin da prima dell’estate. Certo è che ora, al di là degli annunci (quasi di rito in queste circostanze), MaZinga perde uno dei suoi papà. Se fosse stato per Zingaretti (tra l’altro confermato anche più volte dallo stesso Salvini e in tv) le urne sarebbero state l’unica alternativa dopo la caduta dell’esecutivo gialloverde.

Se Zingaretti avesse seguito la sua linea non avrebbe vissuto settimane di commissariamento per poi ritrovarsi punto e a capo. La Leopolda traccerà la linea, poi i sondaggi faranno il resto. Il #giuseppestaisereno, dunque, può attendere ma non troppo considerato anche il carattere dell’ex premier passato dal 40 per cento al 18 per cento in pochi mesi. D’altronde, così come l’altro Matteo (Salvini), ragiona di pancia, perdendo di vista la strategia politica attuale. A conti fatti, la situazione attuale potrebbe essere questa: Zingaretti si ritrova al governo senza volerlo e svuotato dei renziani che hanno promosso il BisConte. 

Con l’aggravante che Matteo Renzi, da battitore libero e con un occhio sempre strizzato al Cav, potrebbe staccare la spina, decretando così l’ennesimo fallimento del Partito democratico, stavolta a guida Zingaretti. Il sistema proporzionale e lo schiacciamento al centro, sognando la democrazia cristiana, potrebbe far tornare lo stesso Renzi in corsa per Palazzo Chigi. D’altronde Forza Italia, insofferente nei confronti di Salvini, preferirebbe accordarsi con l’ex presidente del Consiglio piuttosto che con l’ex vicepremier. Quel patto del Nazareno è ancora valido, semmai sospeso ma perfettamente integro.

La prima partita ora si giocherà sui territori, a partire dalle alleanze per le Regionali. Il caso Campania è tra i più spinosi e proprio Matteo Renzi potrebbe trovarsi al centro tra il Pd e il Movimento 5 Stelle. Ma in questo caso bisogna attendere le decisioni di Vincenzo De Luca che, naturalmente, punta alla riconferma alla guida di Palazzo Santa Lucia. Da attendere, però, ci sarà poco: basterà guardare le prossime mosse in Parlamento di Piero De Luca, da sempre renziano, primogenito del governatore della Campania. Assetti che si modificano ulteriormente dopo la pazza crisi di ferragosto che aveva già mutato la geografia politica.

L’ultima mossa di Renzi, seppur attesa, cambia ancora una volta il quadro. E non si esclude che qualcosa possa stravolgersi anche a sinistra. L’addio di Renzi al Pd potrebbe riaprire le porte ai primi scissionisti di Articolo 1 e Leu (tra cui Bersani, per intenderci) che a questo punto potrebbero ritornare alla casa madre. Ipotesi naturalmente tutte in campo. L’unico meno tranquillo, in questa situazione, è proprio il premier Conte.     

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