Ma quanto valiamo

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di Walter di Munzio

Siede negli scranni di Bruxelles un europarlamentare, tal Angelo Ciocca, che ha spudoratamente affermato dagli schermi di Antenna 3 dall’alto del suo ruolo istituzionale e della sua immarcescibile fede leghista, che nel piano di distribuzione dei vaccini in Italia, bisogna tener conto che un lombardo vale di più. E poi quasi a giustificare la sua assurda affermazione argomenta che ciò dipende dal fatto documentabile che la sua regione è la più virtuosa e produttiva del paese ed è trainante per l’economia nazionale. Affermazione forse vera, conseguenze azzardate. Per estrema correttezza e per indicare la insipienza del soggetto riportiamo la trascrizione esatta delle sue parole: <<Non è pensabile – afferma il nostro, nel denunciare una inesistente sottostima della quantità di vaccini da assegnare alla sua regione – che la Lombardia possa ricevere meno vaccini del Lazio. Poi bisogna valutare l’importanza economica del territorio. La Lombardia, è un dato di fatto, è il motore di tutto il Paese. Quindi se si ammala un lombardo vale di più che se si ammala una persona di un’altra parte d’Italia. Sì, è un dato di fatto. Se si ammala un lombardo, economicamente, da imprenditori, vale di più rispetto a un laziale”. E figuriamoci poi se si tratta di un meridionale. Ma chi è questo Angelo Ciocca? Un parlamentare eletto nel 2016 dalla Lega Nord che ha sempre avuto posizioni molto aggressive che l’hanno fatto inquadrare come un ultras della politica. Pochi mesi fa si è distinto per un intervento sui migranti chiaramente razzista a conclusione del quale fu deriso persino dal traduttore che aveva lasciato il microfono accesso al Parlamento Europeo. Ma la distribuzione dei vaccini, a volte, trova d’accordo Governo e… Ciocca. In netto disaccordo qualche Governatore, sempre scontento, rifiuta le decisioni di Arcuri e del CTS dileggiando le azioni del Governo (quello italiano come quello europeo) sia se sono in contrasto o persino se sono in accordo con le sue richieste e che regolarmente diserta poi gli incontri governo/regioni istituzionalizzate proprio performulare decreti condivisi. I primi vaccini Pfizer BioNTech arriveranno in Campania a gennaio 2021 (forse piccole quantità persino a fine dicembre) e saranno somministrati anche dall’esercito nelle piazze. Copriranno, almeno nella prima fase, una platea di circa 150 mila persone, con priorità agli operatori sanitari e poi a tutti gli altri per fasce di età. Speriamo che si sbrighino a vaccinare qualche parlamentare anche contro il virus, ben più pericoloso, della stupidità umana. Mi piacerebbe invece sapere se esiste, come suggerisce qualche osservatore eccessivamente timoroso, un qualche tipo di collegamento tra lo svilupparsi nel Regno Unito di una forma più aggressiva del virus e l’avvio precoce della campagna di vaccinazione di massa avviata in quel paese. Ci appare altamente improbabile, le modificazioni della sequenza genica, si sa, sono molto frequenti in questo tipo di virus e non è certamente un confine geografico che può arrestarne la diffusione planetaria. Sarebbe disastroso e potremmo far tesoro di quella esperienza, anche se difficilmente riusciremo a proteggere la popolazione europea da questo imprevisto evento avverso. La campagna vaccinale dell’intera popolazione fa paura, ma siamo consapevoli che il vaccino è l’unico presidio di sanità pubblica che può farci finalmente uscire da questa pandemia, che ha una valenza mondiale e, come abbiamo visto in questo anno vissuto pericolosamente, fa rimbalzare l’intensità del contagio da un paese all’altro, senza sconti per nessuno. L’epidemia di colera del 1836, di cui tratta Gigi Di Fiore nel suo libro “Pandemia 1836”, provocò migliaia di morti quando la popolazione era meno di un decimo di quella attuale; provocò tanta disperazione e una spaventosa crisi economica in tutti i paesi che attraversò ad ondate successive per molti anni fino al 1893. Il vibrione fu individuato solo nel 1854 e gli studi per un vaccino iniziarono dopo il 1884. L’epidemia si arrestò dopo tanto tempo, con tanto studio e con trattamenti fondati sulla lunga esperienza acquisita dai medici del Regno utilizzando farmaci nuovi e specifici. Fu combattuta a mani nude dagli operatori sanitari dell’epoca prolungandosi, a ondate successive, per molti anni e utilizzando presidi di protezione molto simili a quelli che si usano ancora oggi per la lotta al coronavirus. Sembra che il tempo non sia mai trascorso o che queste tragedie non lascino insegnamenti. Il virus attuale è simile per aggressività e per virulenza a quel vibrione. Come quello non lo conosciamo e mancano esperienza clinica e conoscenze scientifiche, così come sul piano della gestione politico e amministrativo si commettono sempre gli stessi errori. E intanto, ad aumentare la tensione, ci si mette a Napoli anche S. Gennaro che si rifiuta di fare il suo beneaugurante miracolo.

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