Rodolfo Sorbillo: «Pizze e cibo a domicilio? No, grazie Non possiamo correre questo rischio»

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di Erika Noschese

«Contrario alle pizze a domicilio». E’ questo, in sintesi, il pensiero di Rofoldo Sorbillo, noto pizzaiolo salernitano e titolare dell’omonima pizzeria in Via dei Tribunali, lungo corso Garibaldi. «Sono contrario alla pizza a domicilio e non perché non mi farebbe comodo ma credo che dobbiamo tutti stringere i denti e promuovere iniziative affinché lo Stato offra il suo aiuto, soprattutto velocizzando i pagamenti delle richieste pervenute fino ad oggi di dipendenti e proprietari di partite Iva, senza commettere l’errore di forzare una riapertura inutile, che potrebbe causare danni irreparabili, alla nostra salute, a quella dei nostri clienti e dei nostri dipendenti – ha detto il giovane pizzaiolo – Si stanno montando polemiche inutili e anche dannose», ha aggiunto, spiegando che il problema principale non sarebbe tanto il fattorino che andrebbe a consegnare il pasto o la pizza a casa, ma bensì il ritorno in strada di persone, «aziende di cui abbiamo bisogno per il riavvio della nostra attività, fornitori di farine, latticini, bibite, salumi e tanto altro. Certo attualmente qualcuno già c’è per permettere il rifornimento ai super market e ai commercianti con obbligo di restare aperti, ma ci pensate a quante pizzerie, ristoranti, pasticcerie ci sono in Campania?- ha poi aggiunto Sorbillo – A mio avviso è un rischio che attualmente non possiamo correre, soprattutto adesso che abbiamo un calo quasi stabile dei contagi, semplicemente perché se oggi troviamo in strada un solo furgone che scarica merci, con la nostra riapertura i furgoni diventerebbero tanti. Sarebbe davvero la stessa cosa? Idem per il resto delle materie prime o prodotti utilizzabili per permettere di riavviare le attività. Da aggiungere poi il numero di dipendenti che dovrebbero recarsi sul posto di lavoro». Permettere alle pizzerie di riaprire per le attività da asporto «è un suicidio, nessuno – o quasi – in questa situazione spenderebbe soldi per il cibo d’asporto. Un napoletano, ad esempio, la pizza la fa in casa, senza correre il rischio di contagiarsi», ha aggiunto. Per Rodolfo Sorbillo bisognerebbe mettere un punto fermo alle guerre social che spaccano l’opinione pubblica circa la possibilità di riaprire ma unirsi «contro lo Stato che comunque ci tassa in maniera i n c r e d i b i l e , siamo iper tassati e siamo la motrice del commercio italiano», ha agg i u n t o , lanciando un appello affinché ci siano più aiuti per i piccoli e grandi commercianti ma, sottolinea ancora, «dobbiamo farlo tutti insieme, pensando a ciò che stiamo perdendo a livello commerciale». Una situazione di difficoltà che riguarda anche i dipendenti: «i miei lavoratori non prendono lo stipendio da marzo, per quanto vogliamo aiutarli siamo anche noi in difficoltà, soprattutto con gli affitti. Alla fine dell’anno quale impresa sarà nelle condizioni di pagare le tasse». Da qui la proposta di sospendere le tasse, l’Iva. «Per fortuna, debiti con i creditori non dovrebbero essercene perchè tutti i debiti sono inerenti a febbraio e io sono dell’idea che se il fornitore scarica deve essere pagato subito, non dopo 90 giorni perchè ecco poi cosa succede – ha detto il giovane Sorbillo – Non ci lamentiamo delle spese fatte a gennaio, febbraio e inizio marzo: abbiamo incassato? Allora dobbiamo pagare ma quelle successiva non dite che siamo indebitati, assolutamente no». Rodolfo Sorbillo rilancia la proposta ai suoi colleghi: «Facciamoci sentire, non facciamo sempre quelli che stanno zitti e vivono alla giornata perchè paghiamo tante tasse e 600 euro sono veramente ridicoli». Per il pizzaiolo salernitano la soluzione sarebbe la sospensione dei pagamenti e non il rinvio perchè «quando riapriremo su 100 posti ne possiamo tenere 20 e allora non possiamo più permetterci tanti camerieri». Una situazione sicuramente drammatica, anche rapportata alla riapertura ma, sottolinea Rodolfo Sorbillo, «io sono favorevole alla chiusura perchè è una guerra batteriologica ma non sappiamo chi è il nemico». Per il titolare del locale di via dei Tribunali era necessario chiudere tutto ma fin da subito, senza file ai supermercati. «Chiudete, ma realmente perchè è inammissibile che una bozza di decreto “scappi” da una scrivania, così come non può succedere che la gente, dal nord, raggiunga il sud – ha detto – Chiudiamoci in casa perchè questa guerra si deve vincere ma tutelateci, tutelate il nostro lavoro». Una battaglia, quella che dovrebbero intraprendere i lavoratori, basata sui diritti di ciascuno di loro, della tasse. «Facciamo qualcosa affinché lo Stato ci aiuti e, lo ribadisco, 600 euro sono una barzelletta». E sulle misure che dovrebbe mettere in campo il governo centrale, Sorbillo ha le idee chiare: «potevano prevenire tutto questo, potevano evitare questa situazione e, soprattutto, questi soldi – se proprio volevano – dovevano erogarli subito, non tanto per noi imprenditori che possiamo ancora sopperire grazie all’utile dello scorso anno ma per i nostri dipendenti che vivono di stipendio e sono costretti a stare a casa da settimane, ormai, senza un centesimo in tasca – ha aggiunto – Dovrebbero aiutare tutti perchè la vera perdita, secondo me, sono i costi attivi come fitti e bollette perchè c’è chi non ha l’utile dello scorso anno a disposizione e non sa come fare. La soluzione? Non doveva più girare la moneta in Italia, dopo la chiusura disposta dal governo perchè c’è gente che non ha liquidità». Da dove si riparte? «Dalla speranza perchè nessuno lavorerà più come prima, come giusto che sia, perchè le persone non hanno più soldi».

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