Teatro, la palestra dell’educatore

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di Luana Izzo*

Il teatro, come abbiamo ribadito più volte, è un potente mezzo di espressione riconosciuto anche a livello scolastico. Sempre di più, infatti, la scuola apre le porte al teatro che consente uno sviluppo armonioso della personalità fin dalla tenera età. Approfondiamo oggi l’argomento con Daniela Lambiase, pedagogista.

Daniela, innanzitutto grazie per aver accettato di raccontarti attraverso questa intervista. Per prima cosa ti chiederei di fare chiarezza sulla tua professione. Quando si parla di pedagogia si pensa essenzialmente ad un educatore per bambini, in realtà è un lavoro che abbraccia tutte le fasce d’età giusto?
«Esattamente. In questi anni ho lavorato con bambini e ragazzi ed attualmente lavoro soprattutto con adulti e anziani con Alzheimer e altre demenze. Il pedagogista, infatti, si occupa dell’educazione dell’essere umano durante l’intero ciclo di vita e ha l’obiettivo di favorire lo sviluppo armonico della persona nella sua globalità con attività che stimolano diverse dimensioni: cognitiva, socio – relazionale, emotiva. Grazie agli strumenti propri della pedagogia, il pedagogista progetta e attua i progetti educativi che rispondono alle esigenze delle persone di ogni età anche con disabilità sia esso bambino, adolescente, adulto, anziano al fine di tendere al benessere di ciascuno».

Da diversi anni frequenti il laboratorio teatrale Primomito, diretto da Antonio Stornaiuolo, pedagogista ed esperto educatore oltre che regista e formatore teatrale. Come mai hai deciso di iniziare e come ha arricchito il tuo bagaglio professionale questa esperienza?
«Ho iniziato a frequentare il laboratorio teatrale Primomito tre anni fa, spinta dalla curiosità e dalla voglia di sperimentare. Ho iniziato non sapendo bene cosa fosse un laboratorio teatrale ma sin da subito ne sono stata affascinata. Ogni anno è stato un percorso ricco e stimolante che mi ha fatto crescere personalmente e mi ha fatto maturare anche a livello professionale. Grazie al teatro mi sono sperimentata in diversi ruoli dando spazio alla parte creativa e intuitiva e lasciando andare la parte razionale.  Ho acquisito maggiore sicurezza e fiducia in me stessa, diventando più consapevole e imparando a gestire le emozioni e a comunicare in modo efficace anche all’interno dei gruppi. Si è arricchito il mio sentire e ciò ha migliorato la mia relazione con gli utenti avvicinandomi in modo più autentico al loro mondo e alle loro emozioni».

Hai potuto utilizzare lo strumento teatro nel tuo lavoro?
«Diverse attività che ho svolto durante il laboratorio teatrale le ho potute riproporre sia con i bambini sia con le persone con demenza adattandole ai tempi e alle esigenze proprie di ciascun gruppo. Ogni volta sono state accolte in modo molto positivo generando grande interesse e curiosità, creando un clima gioviale e positivo. Nel lavoro educativo la creatività è una risorsa molto importante da sviluppare soprattutto con bambini e adolescenti.  Con gli strumenti del teatro si entra nel mondo della creatività dove intuizione, immaginazione, fantasia aprono a possibilità inattese».

Abbiamo parlato più volte, in questa rubrica, di come il teatro possa essere un potente mezzo di aggregazione ma anche di inclusione. Ti è capitato di vivere situazioni in cui il teatro abbia favorito l’inclusione?
«Credo che il teatro in quanto arte sia per sua natura inclusivo. Ho visto bambini e ragazzi che nel contesto classe si sentivano “diversi” mentre al laboratorio di teatro erano a loro agio, liberi di poter essere semplicemente sé stessi. Il teatro crea un ambiente creativo in cui ognuno è libero, dove è necessaria la partecipazione di ognuno per la realizzazione dello spettacolo di tutti. Dove la differenza c’è e si vede, quella differenza che rende ogni persona unica e non “normale” o “disabile”. Durante il laboratorio ognuno è accompagnato a lasciarsi andare, a scoprire le proprie risorse e i propri limiti in un clima accogliente e aperto dove non ci sono risposte giuste o sbagliate ma solo possibilità da esplorare per creare. In tal modo si scoprono talenti ed emergono capacità espressive che non si pensava di avere. In tal senso, il laboratorio teatrale può essere considerato a pieno titolo all’interno di una didattica inclusiva che vuole favorire l’individualizzazione e la personalizzazione degli apprendimenti».

Come hai già accennato, lavori anche con persone anziane affette da Alzheimer e altre demenze; il teatro in questi casi può aiutare?
«Le demenze oggi colpiscono non solo le persone anziane ma anche adulti. Comunemente quando si pensa alle demenze si pensa subito alla perdita di memoria, in realtà si tratta di una patologia neurodegenerativa che colpisce diverse funzioni cognitive e un aspetto fondamentale da tenere in considerazione è l’impatto emotivo e sociale. La vita emotiva si scolorisce e si accompagna al ritiro sociale che incide negativamente anche sulla dimensione cognitiva. Soprattutto nella fase iniziale il teatro può aiutare come strumento di stimolazione cognitiva, creativa, emozionale e relazionale, favorendo il mantenimento delle risorse residue. Le persone con demenza hanno bisogno di diversi stimoli e con il teatro si può lavorare sul corpo, i gesti, la voce, l’ascolto,  le emozioni, ma anche sul linguaggio, la memoria, l’attenzione, in più crea un contesto spontaneo in cui ciascuno è libero di esprimersi e di raccontarsi. Il laboratorio teatrale crea un ambiente ricco di stimoli senza stancare in quanto prevede attività diversificate proposte sotto forma di gioco. Inoltre, c’è un altro aspetto molto importante, l’attività teatrale si svolge in gruppo e ciò favorisce la socializzazione, lo stare con gli altri».

Se volessi concludere con un invito per i tuoi colleghi o per docenti che  sempre più spesso si avvicinano al teatro perché consapevoli dell’enorme potere educativo e formativo, cosa diresti?
«Per chi come me ogni giorno lavora in contesti sociali ed educativi è fondamentale sviluppare le competenze emotive sociali e lasciare spazio alla creatività. Vorrei definire il teatro come “la palestra dell’educatore” dove si allenano le emozioni, l’immaginazione, la comunicazione e le relazioni. E poi è un attività divertente e che fa fare star bene il cuore! Cari educatori, vi aspetto al laboratorio di teatro!».

Officina teatrale Primomito*

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