Una soluzione per salvare l’anno sportivo “Concentriamo tutte le gare nel weekend”

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di Matteo Maiorano – La palla è ancora in acqua, al centro di una piscina desolatamente vuota. In attesa di giorni migliori, sono in fase di studio le date per la ripresa dei campionati dopo lo stop forzato causa Covid-19. Il mondo della pallanuoto spinge per la ripresa dei campionati non appena potrà dirsi superata l’emergenza, ma a dettare i tempi sarà inevitabilmente lo stesso virus. Per gli atleti è così tempo di allenamento tra le mura domestiche: c’è chi sta riscoprendo il piacere della lettura, chi quello delle ricette, ma nonostante ciò i pallanuotisti non dimenticano di destinare un’ora al giorno agli esercizi. Eduardo Campopiano, attaccante salernitano in forza al Savona, è tornato a casa già nei primi giorni di marzo, approfittando di una settimana di pausa concessa dal mister agli atleti della società ligure. Mai avrebbe immaginato di restare però ai box un mese e mezzo. Oggi, però, l’attaccante rivolge uno sguardo ottimistico al futuro sportivo, ossia alla ripresa delle attività.

In che modo si è avvicinato alla pallanuoto?

“È stato papà Armando a trasmettermi la passione per questo sport. All’inizio però ero indirizzato verso il nuoto: a dieci anni ero nei ranghi del Circolo Nautico Salerno e seguivo con interesse la squadra di pallanuoto nella massima divisione. Decisi di fare dei provini: fui affidato a mister Citro (attuale tecnico giallorosso, ndr), poi a Pagliarini e in seguito a Fasano. Fu in quegli anni che scoprii la mia vocazione”.

È stato semplice far coincidere sport e studio?

“A dieci anni il problema non si poneva. Successivamente ho avuto maggiori difficoltà: a dodici anni facevo il pendolare tra Salerno e Napoli e spesso aprivo lo zaino in pullman (ride, ndr). Ma sono sempre riuscito ad adattarmi e fare sacrifici sotto questo aspetto. Amavo la pallanuoto, ma fino al diploma studiare è sempre stata la mia priorità. Oggi non nascondo che vorrei riprendere i libri per maturare la laurea in economia e commercio”.

In che modo sta trascorrendo la quarantena?

“Imposto la sveglia alle nove del mattino e, dopo aver fatto colazione, sbrigo le faccende domestiche. Guardo serie Tv su Netflix: le mie preferite sono La Casa di Carta e Ozark. Sto riscoprendo inoltre il piacere della lettura. Dedico all’allenamento un’ora e mezza: pratico corpo libero, stretching, mobilità articolare e prevenzione spalla con elastici. Come unici attrezzi ho a disposizione dei piccoli dischi da cinque e dieci chili”.

Si tornerà in vasca per riprendere la stagione regolare?

“Ritengo di sì, ma a dettare i tempi sarà l’emergenza sanitaria. Andranno sanificati tutti gli impianti. Sono favorevole ad un’eventuale concentrazione di più gare nel fine settimana”.

In che modo?

“È semplice: si scelgono delle sedi e le squadre si incontrano per disputare più match, un po’ come avviene per le Coppe. La stagione terminerebbe rapidamente e le società abbatterebbero le spese di trasferta. È uno scenario utopistico, ma credo che quando vedremo la luce in fondo al tunnel potrebbe essere più di una semplice proposta”.

Per un atleta quali sono i tempi di recupero dopo un lungo stop dall’attività?

“Se riuscissimo a riprendere a maggio, sarebbero necessarie almeno tre settimane”.

Come si sta trovando a Savona?

“Molto bene, c’è un bel progetto che ruota attorno alla squadra. Alberto Angelini sta lavorando sui miei difetti. Mi ha fatto crescere molto quest’anno”.

La Rari Nantes è stata finora la sorpresa del massimo campionato.

“Sono estremamente contento, i giallorossi hanno raccolto risultati molto interessanti. E dirò di più: ha i numeri per fare già quest’anno un ulteriore salto di qualità. Il segreto risiede nello spogliatoio: i più esperti hanno dato le giuste direttive ai tanti giovani della rosa di Citro”.

L’attuale momento di stop deve rappresentare un’occasione di riflessione: il prossimo anno la pallanuoto necessita di un cambio di vedute generale. Cosa può dare quella spinta necessaria per inquadrare la pallanuoto nei ranghi del professionismo?

“Permettimi una considerazione: Il fatto che non sia considerato “pro” non toglie che gli atleti abbiano una professionalità che è difficile riscontrare in altre discipline: nel nostro caso preferirei parlare di semi-professionismo. Non girano molti soldi ed il problema è lo scarso appeal mediatico. Non è compito del giocatore lavorare sotto il profilo pubblicitario: chi di competenza deve aprire gli occhi, perché ad oggi il prodotto “partita” non viene venduto come ci si aspetta. Cito l’amichevole svolta presso la “Simone Vitale”, organizzata dagli amici del Wms: la risposta della città è stata straordinaria e lo spettacolo dall’acqua emozionante. Le Federazioni devono investire nel marketing e le società devono puntare alla brandizzazione di tutti i prodotti, quali cappellini e magliette. Bisogna lavorare, inoltre, sulle nuove generazioni: i bambini guardano ai campioni della pallanuoto come idoli da emulare. Una soluzione può essere rappresentata dalla defiscalizzazione per gli sponsor, gli introiti sarebbero maggiori”.

Le società fanno la loro parte per la crescita del movimento?

“Sì. Molte piazze versano in condizioni finanziarie delicate e la gestione degli impianti è dispendiosa. Spesso, è bene ricordarlo, l’unica entrata della gestione delle strutture è quella relativa alle rette dei bambini che fanno allenamento. Ritengo però che i contratti vadano depositati in Federazione”.

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